Immigrazione, la carità deve preservare il bene comune

Qualche giorno prima delle elezioni presidenziali negli States, in un momento in cui i paesi europei continuano a darsi da fare per trovare il modo migliore per far fronte alla cosiddetta “emergenza immigrazione”, magari anche costruendo barricate – a mali estremi, estremi rimedi!- , Papa Francesco ha dichiarato, ancora, che la «Misericordia è molto più efficace dei muri». Aggiungendo, «tutti i muri cadono». Come dargli torto, esiste un destino temporale per certe cose. E ci sarà, certamente, un momento in cui crolleranno per forza, ma c’è, con altrettanta certezza, un tempo in cui le mura sono necessarie.

Nonostante, infatti,  i suggerimenti del Papa che vogliono come poco cristiana l’idea di “muro”, è la Bibbia ad educarci all’importanza di un muro di difesa. Come nel Libro dell’Apocalisse, leggiamo che a difendere la città di Gerusalemme c’è “un grande e alto muro con dodici porte.” O in Isaia quando sentiamo Dio dire, “Sulle tue mura, Gerusalemme, ho posto delle sentinelle”. (Is 62: 6)
Le sentinelle, ce lo insegnano anche le favole, servono a tenere d’occhio i nemici. È naturale, qualcosa di scontato. Così come è naturale e scontata, in questo mondo, la presenza di nemici da cui difendersi. Cristo non ci ha mai raccontato una storia diversa. Ci è stata raccontata, al contrario, “persino” la parabola della legittimità di difendere la propria casa, la proprietà privata, contro l’incursione del ladro e del saccheggiatore. Cristo ci ha voluto spiegare che una porta serrata non è qualcosa di irragionevole, ma che la natura umana è corrotta e corruttibile, e dobbiamo difenderci.

Eppure a giudicare dalle osservazioni del Pontefice, pare che la natura umana non sia più quella di sempre: corrotta dal peccato originale e per questo incline al male e all’illegalità. Allo stesso tempo, però, è lui stesso che, instancabilmente,  ci offre riferimenti ai personaggi malvagi di quest’epoca postmoderna, rovinata, per esempio dai capitalisti (rei di creare e muovere denaro e lavoro), oppure dai nemici dell’ambientalismo e dell’ecologismo (rei di difendersi dalla natura, da sempre e per sempre ostile all’uomo).

In questa ottica il male finisce per essere del tutto relativizzato. Ma chi abita questo mondo distratto sa, o prima o poi è costretto ad ammettere, che il peccato non passerà mai di moda, perché il Paradiso in terra non ci è stato promesso. E i poveri, gli emarginati, chi soffre, non ne sono mica estranei. La natura umana va difesa, certo, ma tocca anche difenderci. Con onestà.

Crisis Magazine ha offerto, a questo proposito, uno spunto di riflessione arguto. Un conto – si legge- è offrire ospitalità ad un senza tetto, in casa propria, nella piena libertà e senso di responsabilità verso la propria famiglia. Un altro paio di maniche è dover accettare, perché imposto dalle autorità statali, che alla richiesta del consenso sono poco inclini, che il proprio quartiere venga invaso da un numero indecifrato di senza tetto. Nel primo caso si tratta esattamente di carità cristiana, nel secondo vuol dire essere costretti ad una pseudo generosità – che quindi non è più tale, e che è più consono definire “sottomissione”. È esattamente l’escamotage della sottomissione camuffata da generosità ipocrita, la politica che l’occidente sta perpetrando. In Europa, così come in America, prima di Trump. E quanto sia controproducente è un’evidenza senza corollari.

La Carità deve tener sempre presente il bene comune, che non è opinabile. Le situazioni e gli eventi storici andrebbero analizzati. Non si tratta di cinismo. Se l’immigrato arriva a casa mia, ruba, e si diletta in abusi sessuali con donne e bambini perché mi hanno chiesto di tenere la porta aperta e abbattere le pareti, la mia carità è solo irresponsabilità.

Per quella fede che ha in sé un progetto politico, il nostro ventre molle è solo una opportunità in più. L’Europa è invasa dai musulmani. E Le cronache ci raccontano di una convivenza forzata dagli effetti nefasti.  Nel Regno Unito, l’anno scorso, dei 574 bambini “rifugiati”, ben 371 avevano mentito sulla loro età: erano adulti.

Nei primi sei mesi del 2016 i migranti in Germania hanno commesso ben 142500 reati, e si tratta solo dei crimini in cui i sospetti sono stati arrestati. Provate ad immaginare quale cifra si raggiunge sommando quelli in cui i criminali non sono stati individuati. Sono universalmente noti i fatti di Colonia, quando la vigilia di Capodanno è stata trasformata in una grande festa per gli stupratori maomettani che hanno abusato di ben milleduecento donne. Per non parlare della Svezia che è oggi la capitale dello stupro nell’Europa settentrionale, e dove gl'immigrati sono in un numero estremamente sproporzionato rispetto alla popolazione. Lo Stato islamico ha trovato, nelle politiche immigrazioniste, la strada più facile per far infiltrare i jihadisti tra i rifugiati.

È noto, per esempio, che tra i protagonisti della strage di Parigi c’erano sei rifugiati. Ed oggi, secondo un sondaggio,
http://www.express.co.uk/news/world/731242/France-terror-fears-half-terrified-
killed-ISIS-attack
metà della popolazione francese vive nella paura costante di un attacco jihadista.
Il bene comune è stato tutelato, ci viene da chiedere, con la carità imposta? O piuttosto, invece che di carità, si deve parlare di ingenuità? I muri abbattuti e le porte aperte non hanno forse alterato gli equilibri religiosi e politici? È la scristianizzazione e la conseguente islamizzazione a cui stiamo lavorando? Le porte aperte sono solo quelle per un nemico mortale. E forse, prima di abbattere un muro, bisognerebbe ragionare sul perché stia lì. O sul perché stia nascendo l’esigenza di erigerlo.

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