Turchia, bomba a ricevimento di nozze curdo, piccolissimo il Kamikaze

Sarebbe un kamikaze presente alla festa di nozze l’autore dell’attentato. Lo riferisce l’agenzia turca Dogan. Il presidente Erdogan ha dichiarato che l’attentatore sarebbe un ragazzino di età compresa tra i 12 e i 14 anni. Si sarebbe confuso tra gli invitati e avrebbe azionato la sua carica esplosiva. Le forze di sicurezza turche sono alla ricerca di due persone che accompagnavano il presunto autore dell’attentato e che sarebbero fuggite dopo l’esplosione. Nel frattempo la procura informa che sono stati trovati sul luogo della strage resti di una cintura esplosiva. I magistrati «si sono recati sul posto per l’indagine e hanno trovato i resti di una cintura esplosiva», ha fatto sapere la procura.

 

L’attentato viene definito un «attacco barbaro» dalla Casa Bianca. La condanna di Washington arriva a pochi giorni dalla visita ad Ankara prevista il prossimo 24 agosto del vicepresidente Joe Biden. «Ho provato orrore e sgomento nell’apprendere del barbaro attentato terroristico perpetrato a Gaziantep» scrive il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio inviato al presidente turco Erdogan. «Questo ennesimo crudele gesto commesso in spregio alle più basilari regole di convivenza civile e di rispetto della persona umana - aggiunge Mattarella - non ci farà deflettere dal combattere la piaga del terrorismo con determinazione per difendere i valori e i principi su cui si basano le nostre società».

Secondo quanto riferiscono i media turchi l’attacco, avvenuto durante i festeggiamenti per un matrimonio, sarebbe stato condotto da un kamikaze. Al momento, però, non è chiara la motivazione dell’attacco e quale gruppo abbia compiuto l’azione, se lo Stato islamico oppure i curdi del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) molto attivi e presenti nella zona.

Cosi sale a 54 morti e circa settanta feriti il bilancio dell’attentato terroristico che ha devastato nella serata di sabato una sala dove era in corso un ricevimento di matrimonio nella città turca di Gaziantep, nel sud est della Turchia, non lontano dal confine con la Siria. L’attentatore avrebbe tra i 12 e i 14 anni, in base a quanto detto dal presidente Erdogan. Intanto, è stata completata l’autopsia e identificazione di 44 delle persone uccise, 29 dei quali sono risultati minorenni. Delle vittime identificate, 31 sono uomini, 13 donne, 16 avevano tra 4 e 13 anni, altri otto ne avevano compiuti 14.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan in un comunicato ha attribuito la paternità dell’attentato al califfato. Nella nota ufficiale ha spiegato che terroristi «che non possono sopraffare la Turchia e cercare di provocare il popolo puntando sulla sensibilità etnica e settaria, non prevarranno». «Non c’è differenza tra il Pkk, l’organizzazione terroristica di Gulen e l’attacco terroristico potenzialmente dell’Isis a Gaziantep», ha detto Erdogan. 

Non stupisce l’«ipotesi Isis»: la festa del matrimonio colpito era per un membro del partito turco filocurdo Hdp. Lui e sua moglie erano arrivati a Gazantiep dal villaggio curdo di Siirt, più a est, per sfuggire agli scontri armati tra ribelli e militari. Gli sposi sono rimasti feriti, ma non sono in pericolo di vita. Gli invitati stavano ballando per le strade, come da tradizione per la festa serale dell’henné, una celebrazione che la famiglia della sposa tiene prima del matrimonio vero e proprio, quando gli ospiti si fanno pitturare con l’henné. Come ben noto le tensioni tra curdi e Isis sono radicate. L’Ypg, il braccio armato del partito curdo che governa il Rojava, la regione della Siria settentrionale dove abitano la maggior parte dei curdi siriani, ha già combattuto (e vinto) diverse volte l’Isis durante la riconquista dei territori.

Li hanno reclutati, indottrinati, manipolati, addestrati e infine li hanno mandate a combattere. Piccoli, piccolissimi. Hanno anche sei anni. Sono i bambini soldato del Califfato, forza su cui Isis sembra puntare sempre di più in un’escalation di follia e perversione. E che secondo gli esperti potrebbe costituire l’esercito jihadista del domani.

 

Non è la prima volta che Isis utilizza i più piccoli per giustiziare i nemici. Ma ultimamente l’utilizzo dei bambini soldato pratica diffusa soprattutto in Africa centrale e in Medio Oriente sembra essere diventato sempre più sistematico nel Califfato. A dirlo sono i materiali di propaganda e le analisi degli esperti. Nell’ultimo anno sono almeno una ventina i video in cui “i piccoli leoni di Isis” (come vengono definiti) vengono mostrati al mondo per inorridire e scioccare il nemico.  Ma secondo gli analisti non si tratta solo di propaganda. «I bambini vengono usati per attentati kamikaze, come combattenti, come cecchini e come spie», spiega John G. Horgan esperto di terrorismo, docente di psicologia alla Georgia State University di Atlanta e autore di Psicologia del Terrorismo 

 

Lo studioso statunitense del Washington Institute Jacob Olidort ha analizzato 112 «libri di testo» utilizzati da Isis nelle classi con l’obiettivo di spiegare quali argomentazioni politiche e religiose vengono utilizzate. Prodotti da una divisione del Califfato, la Zeal Presse, questi testi si basano su un meccanismo piuttosto complesso, lo stesso usato nei pamphlet distribuiti nelle strade per spiegare, ad esempio, come mai le donne debbano girare coperte dal velo integrale. Secondo Olidort, il “trucco” è di coniugare i temi del salafismo movimento sociale che si ispira a una specifica dottrina teologica e legale e della tradizione sunnita con la dottrina sulla creazione e il rafforzamento dello Stato islamico. Il tutto condito da argomenti apocalittici e di incitamento alla violenza. Chi si rifiuta di difendere questa visione non è un vero musulmano. Esempio classico di questo meccanismo è il concetto di hijra, migrazione, rivisto e manipolato come obbligo di trasferimento in uno dei territori del Califfato. Anche i precetti di elemosina e di pietà vengono rivisti in chiave di obbligo e di obbedienza. «In questi due anni i contenuti sono cambiati. All’inizio enfatizzavano maggiormente i concetti di martirio e di battaglia. Nel 2015 i temi religiosi e i precetti di osservanza sono diventati più frequenti.

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