Arriva la rivoluzione di papa Francesco nei processi di nullità delle nozze

Arriva la rivoluzione di papa Francesco nei processi di nullità delle nozze: "La gratuità delle procedure"  sia assicurata "per quanto possibile", "salva la giusta e dignitosa retribuzione degli operai dei tribunali". La gratuità sia curata dalle Conferenze episcopali. Lo stabilisce il Papa nella riforma del processo canonico di nullità, pubblicata oggi.

La riforma delle nullità matrimoniali rappresenta una prima risposta alle attese dei divorziati risposati che chiedono di poter tornare a ricevere l'Eucaristia, molti dei quali si trovano proprio nelle condizioni elencate dal Papa nel suo motu proprio: la riforma tiene conto infatti anche del motivo principale per il quale è richiesta la nullità matrimoniale, cioè il desiderio di perfezionare una nuova unione stabile e felice tornando a vivere i sacramenti. Le linee della riforma, che si può definire storica, sono quelle indicate da Benedetto XVI all'inizio del suo Pontificato.

Il vescovo, dice ancora il Papa, "non lasci completamente delegata agli uffici di curia la funzione giudiziaria in materia matrimoniale", sia nelle grandi che nelle piccole diocesi, chiede ancora il Papa nella riforma del processo canonico sulla nullità matrimoniale, pubblicata oggi, affinché "sia formalmente tradotto in pratica l'insegnamento del Concilio"

Una "sola sentenza" in "favore della nullità esecutiva" delle nozze, ritenendo "sufficiente la certezza morale raggiunta dal primo giudice a norma del diritto". La riforma del processo canonico prevede anche una "sola sentenza" in "favore della nullità esecutiva" delle nozze, ritenendo "sufficiente la certezza morale raggiunta dal primo giudice a norma del diritto".

Il Papa ha riformato il processo canonico per quanto riguarda le cause di dichiarazione di nullità del matrimonio, sia nel codice di diritto canonico che nel codice dei canoni delle Chiese orientali.

Il processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità matrimoniale era rimasto "identico per tre secoli", dai tempi cioè della riforma di Benedetto XIV, Papa Lambertini, come ha sottolineato monsignor Pio Vito Pinto, Decano della Rota Romana. Era stato Benedetto XIV a introdurre la sentenza doppia conforme, che viene ora superata con la riforma di Papa Francesco.

Un'altra riforma c'era stata con Pio X e poi una riforma del codice canonico nel 1983, ma anche in questi casi, spiega ancora Pinto, "era stato lasciato il processo come Lambertini lo aveva creato"

Papa Francesco ha dunque riformato in questo modo le procedure stabilite finora dal Codice di Diritto Canonico, esaltando la funzione giurisdizionale del vescovo, che attraverso "il processo più breve" potrà sentenziare direttamente la nullità nei casi più evidenti e semplici. Contro le sue decisioni ci si potrà appellare all'arcivescovo metropolita più vicino o alla Rota Romana.

Con la riforma varata dal Pontefice, anche quando il vescovo stabilisce che si faccia un processo ordinario, esso dovrà celebrarsi entro un anno al massimo, e la sentenza sarà esecutiva se non ci sarà appello o le motivazioni dell'appello saranno manifestamente infondate. Non ci sarà più bisogno dunque di due sentenze conformi, esigenza che allungava notevolmente i tempi.

Le nuove regole consentiranno "la trattazione della causa di nullità del matrimonio per mezzo del processo più breve", affidato direttamente al vescovo diocesano del quale si ribadisce così la funzione giurisdizionale. "In ciascuna diocesi - si legge nella lettera papale motu proprio - il giudice di prima istanza per le cause di nullità del matrimonio, per le quali il diritto non faccia espressamente eccezione, è il vescovo diocesano, che può esercitare la potestà giudiziale personalmente o per mezzo di altri, a norma del diritto". 

La gratuità delle procedure" nei processi di nullità matrimoniale sia assicurata "per quanto possibile", si legge ancora nella lettera, "salva la giusta e dignitosa retribuzione degli operai dei tribunali". La gratuità "sia curata dalle Conferenze episcopali".

Alle due lettere motu proprio datae varate dal Papa, uno per il rito latino, l'altro per quello orientale, ha lavorato con grande impegno una Commissione istituita appena l'anno scorso. L'iter individuato è breve ma non può essere definito sommario né amministrativo, in quanto il vescovo eserciterà pienamente la funzione giurisdizionale tutelando la verità nei singoli casi.

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