Nepal, tragedia senza fine

È uno scenario di distruzione e morte quello che si presenta a Kathmandu. La capitale del Nepal, devastata dal potente sisma di ieri e da continue scosse di assestamento, ha l’aria spettrale di una città fantasma.

Dalle macerie dei templi di Kathmandu e delle altre città della vallata, dove spesso si scava con le mani, continuano ad emergere cadaveri

Decine di migliaia di sfollati hanno passato la seconda notte all'addiaccio. Le autorita' nepalesi non sono riuscite ad organizzare per ora la distribuzione di acqua, cibo e generi di prima necessita'. Molte famiglie, tuttavia, si sono attrezzate con mezzi di fortuna, portando da casa tende, materassi e il necessario per cucinare. C'e' pero' il timore del diffondersi di malattie per la mancanza di servizi igienici e della raccolta della spazzatura e nella maggior parte della capitale manca ancora la corrente elettrica e quindi molti servizi, come i telefonini e bancomat sono fuori uso. Internet e' stato ripristinato soltanto stamane. L'aeroporto, intanto, e' stato preso di assalto da decine di turisti stranieri, soprattutto vacanzieri indiani, ma anche diversi europei che sono in lista di attesa per rientrare.

Sono state almeno 45 le scosse di magnitudo superiore a 4.5 avvenute in Nepal dopo terremoto di 7.8 del 25 aprile. Due le repliche di magnitudo superiore a 6, la prima delle quali è avvenuta a 40 minuti dal terremoto principale. ''Altre repliche sono attese, anche nei prossimi giorni'', ha osservato il sismologo Amato.

L'Italia ha gia' stanziato centinaia di migliaia di euro e ha inviato sul posto un team dell'Unita' di crisi, ha detto il ministro Gentiloni. "Con il passare dei giorni - ha aggiunto - vedremo se ci sono le condizioni per operazioni di recupero dei beni culturali. Ora bisogna occuparsi soprattutto dei dispersi, dei feriti e degli italiani che sono bloccati e non riescono a ripartire".

La Conferenza Episcopale Italiana ha deciso lo stanziamento dai fondi 8xmille di 3 milioni di euro, destinandoli alla prima emergenza.

Due italiani, Renzo B. e Marco P. sarebbero morti in Nepal in seguito al devastante terremoto, travolti da una frana staccatasi dalla montagna mentre erano a 3.500 metri in un trekking nella Rolwaling Valley. Lo hanno riferito ai giornalisti delle agenzie  due loro compagni di spedizione che si trovano a Kathmandu. I corpi sono stati recuperati. In un ospedale della capitale vi sono altri due membri della spedizione: Iolanda M., ferita, e Attilio D., illeso

Risultano ancora dispersi, invece, i quattro speleologi del Soccorso alpino che si trovavano a Langtang, uno dei villaggi distrutti dal sisma.

Si tratta di Giuseppe Antonini, Gigliola Mancinelli, Oskar Piazza e Giovanni Pizzorni: .

Secondo le agenzie stampa e rientrato l'allarme per lo scalatore veronese che si temeva fosse disperso.Giovanni Cipolla, 24 anni, ha telefonato ai suoi familiari per rassicurarli sulle sue condizioni. A causa del sisma si erano interrotte le comunicazioni e per questo si erano persi i contatti. La zia del giovane ha riferitoche il nipote sta bene e la famiglia è tranquilla. Salva anche la copywriter 39enne di Bergamo di cui non si avevano notizie da giorni: Fiorella Fracassetti ha chiamato casa, si trova a Kathmandu e dovrebbe rientrare, come previsto, nella giornata di domani.

"Il bilancio delle vittime continua a salire costantemente. Siamo a oltre tremila morti ma le stime, considerando i distretti colpiti, potrebbero toccare 6000 persone.

Si calcola vi siano già 5.000 feriti e migliaia sono sfollati e senzatetto". A dichiararlo è padre Pius Perumana, direttore della Caritas del Nepal a Fides.

Tante le persone inghiotte dai ghiacci nei crepacci che si trovano in una delle zone più pericolose dell'Everest, quella che collega il Campo base al Campo 1. Impossibile darne un numero. Ad affermarlo è l'associazione Ev-K2-Cnr, sulla base di quanto riportato ieri dagli sherpa, una popolazione insediata tra le montagne. A riferire le testimonianze degli sherpa è l'alpinista Mario Vielmo. La zona in cui sono state viste le persone intrappolate è quella nota agli alpinisti come "icefall", la cascata di ghiaccio che si trova nella zona opposta a quella colpita nei giorni scorsi dalle due valanghe.

"E' un percorso molto pericoloso - osserva il portavoce dell'associazione Ev-K2-Cnr, Pietro Coerezza - perchè lì il ghiaccio è normalmente in movimento". Basti pensare che in un crollo avvenuto sulla icefall un anno fa avevano perso la vita 16 persone, per la maggior parte sherpa.

Il numero dei morti accertati si aggrava di ora in ora: al momento è di 3.617 vittime. Secondo la Caritas i morti potrebbero essere anche 6 mila. "Si calcola vi siano già 5.000 feriti e migliaia sono sfollati e senzatetto". Tante persone, impossibile dire quante, sono state inghiottite dai ghiacci nei crepacci sull'Everest. ''Abbiamo visto la morte in faccia'', ha detto l'alpinista Mario Vielmo, uno dei cinque italiani che hanno raggiunto il laboratorio Piramide dell'associazione Ev-K2-Cnr, che si trova a 5.050 metri di quota sul versante nepalese dell'Everest.

Sono quasi due milioni i minori in Nepal che hanno bisogno di aiuto. Lo rende noto Save the Children calcolando 30 su 75 i distretti colpiti dal grave sisma, soprattutto nella regione occidentale e centrale.

Un turista livornese, Enrico Cambini, imprenditore di 50 anni appassionato di trekking, è rimasto bloccato in Nepal. Enrico sta bene e si trova bloccato a Pheriche, un villaggio ad oltre 4 mila metri di altezza, secondo quanto riportato oggi da il Tirreno. Da lì, con un'organizzazione turistica americana avrebbe dovuto partecipare ad un trekking di alta quota fino al campo base dell'Everest. Racconta il fratello Giorgio: "È bloccato in attesa che il gruppo organizzato con cui è partito riesca a predisporre il rientro. Lo abbiamo sentito ieri per pochi secondi, il tempo di parlarci con il satellitare e con la linea che va e viene. Internet non funziona e anche l'elettricità è un lusso. Il terremoto ha colpito anche lì - conclude Giorgio Cambini - ma non ha fatto gli stessi danni di Katmandu. Era partito una decina di giorni fa per il Nepal, dov'era già stato. È un appassionato di trekking e ha fatto tutte le catene più importanti: dalle Ande al McKinley, dal Kilimangiaro agli Urali".

"Abbiamo visto la morte in faccia", ha dichiarato l'alpinista Mario Vielmo, uno dei cinque italiani che hanno raggiunto il laboratorio Piramide dell'associazione Ev-K2-Cnr, che si trova a 5.050 metri di quota sul versante nepalese dell'Everest.

Intanto continua l'evacuazione degli scalatori bloccati in seguito alle valanghe. Lo comunica dal campo base lo scalatore . "Tre elicotteri sono in volo continuo ma possono evacuare solo due persone per ogni viaggio", ha spiegato il rumeno Alex Gavan. Soltanto sull'Everest, secondo le autorità locali, sarebbero almeno 22 i morti e 60 i feriti.

 

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