Scene già viste e incubi che si ripetono. Torna la paura a Melbourne, dove verso le 16:45 un uomo a bordo di un Suv bianco si è lanciato sulla folla a Flinders Street, all’angolo con Elizabeth Street, provocando 14 feriti, di cui molti gravi, compreso un bambino.
Vicino ad una delle principali stazioni, a pochi giorni da Natale con le strade piene per lo shopping, in uno degli incroci più trafficati. Scatta il verde per i pedoni e sei o sette secondi dopo un Suv si lancia a tutta velocità (intorno agli 80-100 chilometri orari, secondo le prime ricostruzioni) contro la folla. Il tutto dura pochi secondi («15 secondi al massimo», riferirà un testimone), mentre i pedoni vengono travolti come birilli. Poi, il Suv si schianta contro una fermata dell'autobus su Flinders Street e viene immediatamente circondato dai passanti.
Un uomo è stato arrestato dalla polizia australiana dopo che la sua auto "ha colpito alcuni passanti" a Flinders Street, nel centro di Melbourne. Quattordici persone sono rimaste ferite, molte versano in gravi condizioni. Tra i feriti c'è anche un bambino che è stato colpito alla testa. Oltre all'autista del Suv bianco che si è lanciato sulla folla a Melbourne, poco dopo le 16.30 ora locale, un altro uomo è stato arrestato. Entrambi sono sotto interrogatorio.
"Crediamo in base a ciò che abbiamo visto che si tratta di un atto deliberato - ha affermato il comandante della polizia di Victoria, Russell Barret - le motivazioni sono sconosciute, le indagini sono appena iniziate". Per il momento quel che si sa è che il conducente del suv bianco e un secondo uomo sono stati arrestati . Si ritiene che i due siano parenti stretti. I due uomini in custodia sono stati interrogati dalla polizia mentre gli investigatori stanno cercando di determinare se l'incidente sia legato al terrorismo.
A terra sono rimasti i corpi feriti di almeno quattordici persone . Tra questi ci sarebbe anche un bambino in gravi condizioni. "Quell'auto falciava tutti quanti - ha raccontato un testimone ad una radio locale alla stazione radio locale 3AW - le persone volavano dappertutto". La polizia è riuscita ad arrestatare il conducente del veicolo, un afgano di 32 anni, e un secondo uomo che sarebbe legato all'attacco.
Il terrore è dipinto sul volto dei passanti che hanno visto il suv accelerare e puntare contro la folla. "Appena giunta all'incrocio - ha raccontato un testimone oculare al canale 3AW - l'auto ha cominciato a dirigersi contro le persone". Si trovava sulla Flinders Street, tra Elizabeth e Swanston Street. In quel punto di Melbourne la concentrazione di persone è altissima. "Viaggiava ad alta velocità", hanno raccontato poi i presenti a quell'inferno. L'auto ha infatti accelerato ben oltre i 100 chilometri orari e si è deliberatamente lanciata contro la folla. Prima ha sterzato contro un gruppo di pendolari, che stavano attraversando le strisce pedonali, poi ha accelerato di nuovo e ha colpito altre persone, facendole volare in aria
La polizia di Melbourne ha fatto sapere che non ci sono prove che l'episodio in cui sono rimaste ferite 14 persone abbia legami con il terrorismo.
L'autista del suv che ha falciato 14 passanti nel centro di Melbourne è un australiano di origine afghana ed era già noto alla polizia.
Il conducente del suv che ha travolto i passanti nel centro di Melbourne ha avuto in passato problemi di droga e psichici.
Sul suo account Twitter la polizia ha chiesto a tutti, auto e passanti, di evitare la zona dell'incidente. Secondo i testimoni, il Suv "falciava chiunque si trovasse davanti, le persone venivano sbalzate via".
Una persona presente ha riferito che "l'incidente è durato circa 15 secondi". "L'auto è passata con il rosso a tutta velocità e poi è stato solo bang, bang, bang. Uno dopo l'altro. C'erano persone stese a terra ed altre che cercavano di aiutarle. Un caos", ha detto.
Uno dopo l'altro - ha raccontato - c'erano persone stese a terra ed altre che cercavano di aiutarle. Un caos". I racconti che arrivano dai pedoni sono drammatici. "Man mano che l'auto procedeva, la gente veniva scaraventata in aria - ha detto al New York Times la triestina Federica Viezzoli - potevo sentire le loro ossa spezzarsi. Terribile. Poi l’auto è finita sui binari del tram".
Allarme per le forniture di gas all’Italia: potrebbero infatti verificarsi interruzioni dopo l’esplosione di questa mattina in un impianto di distribuzione a Baumgarten an der March, in Austria, al confine con la Slovacchia.
In seguito a un'esplosione in un impianto di distribuzione di gas a Baumgarten an der March, in Austria, sono stati interrotti i flussi di gas dalla Russia verso l'Italia. Nell'incidente decine di persone sono rimaste ferite e almeno una ha perso la vita. Il flusso del gas dalla Russia è stato fermato per fronteggiare un incendio avvenuto presso il tratto di rete gestito dall'operatore Gas Connect.
Di conseguenza è stata sospesa l'operatività del gasdotto che collega attraverso l'Austria il nodo di Baumgarten fino all'ingresso di Tarvisio della rete italiana, spiega il Mise in una nota. La fornitura di gas ai consumatori italiani è comunque assicurata in quanto la mancata importazione viene coperta da una maggiore erogazione di gas dagli stoccaggi nazionali di gas in sotterraneo.
Gli esperti del settore, e lo confermano Gas Connect Austria e Austrian Gas Grid Management, sostengono che l'incidente non dovrebbe creare problemi all'Italia, grazie agli stoccaggi. «Il sistema - si legge sul sito di Gas Connect, hub della rete Ue di distribuzione - è stato spento ed è fuori servizio. Il transito attraverso l'Austria a sud e sud-est è compromesso fino a nuovo avviso».
"La causa dell'incidente non è ancora chiara, al momento pensiamo ad un guasto tecnico", spiegano da Gas Connect Austria, sottolineando che "i gestori dei sistemi di trasmissione vicini sono stati informati immediatamente affinché misure possano essere adottate in tempo utile". Il gasdotto coinvolto nello stop delle forniture è il Tag (Trans Austria Gas Pipeline) che sfocia a Tarvisio, in Friuli, che garantisce circa il 30% del nostro fabbisogno di gas.
Il giornale austriaco der Standard, nella sua edizione on line, parla di 60 feriti. Secondo l'Apa, che cita la Croce rossa, i feriti sarebbero 18, e ci sarebbe una vittima. Sul posto sono accorsi vigili del fuoco, ambulanze, elicotteri di soccorso, e forze dell'ordine. Intanto si indaga sulle cause dell'accaduto. Il fuoco, divampato subito dopo la detonazione, è stato spento. Il luogo dell'esplosione è lo stabilimento di stoccaggio di gas naturale importato maggiore del Paese.
"Oggi - ha detto il ministro dello Sviluppo Calenda - c'e' stato un incidente in un punto di snodo del gas in Austria, per cui abbiamo un problema serio di forniture, in particolare sul tracciato austriaco che viene dalla Russia. Se avessimo il Tap, oggi non dovremmo dichiarare lo Stato di emergenza per questa mancanza di fornitura". Il gasdotto che va dall' Azerbaijan all' Italia, "serve a diversificare queste forniture di gas".
In casi come questi, spiegano al ministero dello Sviluppo Economico, la procedura per lo stato di emergenza scatta automaticamente ma "non c'e' nessun problema di approvvigionamento" grazie agli stock esistenti. La situazione quindi, sottolineano ancora al Mise, è del tutto "sotto controllo".
Le forniture di gas "potrebbero riprendere già nella giornata di oggi, se venissero confermate le prime indicazioni sull'assenza di danni alle infrastrutture di trasporto", spiega Snam in una nota, dove ricorda che dopo l'incidente in Austria, il "flusso di importazioni di gas dalla Russia è stato temporaneamente interrotto". La sicurezza del sistema italiano, ricorda, è "garantita dagli stoccaggi messi a disposizione da Snam".
Questa mattina è stato interrotto in Austria il flusso del gas dalla Russia per fronteggiare un incendio avvenuto presso il tratto di rete gestito dall'operatore Gas Connect. Di conseguenza è stata sospesa l'operatività del gasdotto che collega attraverso l'Austria il nodo di Baumgarten fino all'ingresso di Tarvisio della rete italiana.
Lo spiega il Mise in una nota. La fornitura di gas ai consumatori italiani è comunque assicurata in quanto la mancata importazione viene coperta da una maggiore erogazione di gas dagli stoccaggi nazionali di gas in sotterraneo. In base al Regolamento europeo e al Piano di emergenza nazionale - spiega ancora il Mise - il Ministero ha pertanto dichiarato lo stato di emergenza. Il Ministero monitora costantemente la situazione in contatto con gli operatori interessati al fine di verificare i tempi necessari per la ripresa dei flussi.
Nonostante l'esplosione di stamani all'impianto di stoccaggio di gas di Baumgarten, l'approvvigionamento di gas in Austria è "coperto per un periodo di tempo prevedibile", ha affermato la compagnia Gas Connect Austria. Il transito del gas attraverso l'Austria verso sud e sudest è stato invece compromesso, ha aggiunto la compagnia, affermando che "i gestori dei gasdotti vicini sono stati avvertiti immediatamente, in modo da poter prendere provvedimenti".
"Se finisse domani non è un problema" ma anche "se dovesse durare qualche settimana è una cosa che possiamo compensare: non c'è allarmismo tra gli operatori". Lo ha detto, in merito all'incidente in Austria, l'ad di Eni, Claudio Descalzi, spiegando però che "il gas sta salendo di prezzo. Dipende da quanto durerà il problema". Quanto successo si inserisce "in uno scenario che porta ad un aumento generalizzato dei prezzi".
Alla presenza del Ministro dell’Interno, senatore Marco Minniti e del Capo della Polizia, Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Prefetto Franco Gabrielli, è stato svelato il 27 novembre presso la sede della Business School dell’Università LUISS di Roma, Villa Blanc, l’edizione 2018 del calendario della Polizia di Stato.
A fare gli onori di casa il direttore generale della Luiss Giovanni Lo Storto. Per Unicef era presente il portavoce dell’organizzazione Andrea Iacomini, per l’agenzia Contrasto il presidente della Fondazione Forma per la fotografia, Roberto Koch. L’evento si è aperto con la proiezione di un video che descrive la realizzazione degli scatti da parte dei fotografi. Tutto il lavoro che è stato fatto per realizzare gli scatti e raccontare "La straordinaria umanità delle donne e degli uomini della Polizia di Stato" come ha scritto il prefetto Gabrielli nel suo messaggio di presentazione del Calendario. Nel corso della cerimonia la giornalista Emma d’Aquino, conduttrice del Tg1 delle 20, ha moderato gli interventi degli ospiti e di tre dei dodici fotografi che hanno realizzato le tavole del Calendario. Testimonial in sala l’attore Claudio Gioè che, nella fiction televisiva "Sotto Copertura", ha interpretato la figura del commissario Michele Romano, ispirato alla figura di Vittorio Pisani, l’autore dell’arresto del boss della camorra Michele Zagaria.Sul palco l’attore ha letto un testo del magistrato nonché scrittore e sceneggiatore Giancarlo De Cataldo, che ha svolto un breve intervento per l’occasione
Gli scatti sono stati affidati ad undici giovani fotografi professionisti dell’Agenzia Fotografica “Contrasto”i quali hanno messo a disposizione la propria sensibilità artistica per rappresentare il delicato ruolo degli uomini e delle donne della Polizia di Stato in veri scenari operativi. Fotografi tra i trentadue e i quarantasette anni che hanno voluto puntare i propri obiettivi verso coloro i quali, tutti i giorni, in maniera anche silenziosa offrono la propria dedizione e professionalità per garantire il pacifico vivere quotidiano.
Offrire una possibilità per i giovani e per i più deboli, questo è anche il messaggio intrinseco di questo calendario. Anche quest’anno, infatti, la realizzazione del calendario della Polizia di Stato ha trovato la partnership di Unicef ed il ricavato della vendita sarà destinato al Comitato italiano per l’Unicef Onlus per sostenere il progetto “Italia – Emergenza bambini migranti” per i cd. minori non accompagnati. Degli oltre 25.846 bambini e adolescenti sbarcati sulle coste italiane nel 2016, infatti, oltre 6.500 sono arrivati soli, non accompagnati. Da un anno, per la prima volta, l’Unicef sta lavorando in Italia per assicurare a tutti i bambini migranti e rifugiati l’accesso a servizi equi, tempestivi e di qualità che garantisca loro protezione, cure ed inclusione sociale. Grazie alla consolidata collaborazione con Unicef dal 2001 ad oggi sono stati complessivamente raccolti più di 2 milioni di euro e completati diversi progetti, di cui alcuni a sostegno dell'infanzia e contro lo sfruttamento dei minori in Cambogia, Benin, Congo, Guinea, Repubblica Centro Africana. Solo nel 2017 sono stati raccolti più di 151.000 euro che sono stati devoluti per sostenere in Libano – il progetto “Youth and Innovation” finalizzato a promuovere, nel paese, l’integrazione sociale ed economica dei giovani a rischio. E non solo. Il Comitato italiano per l’Unicef, per la prima volta, donerà anche 8.000 euro del ricavato al Fondo Assistenza Polizia di Stato per offrire assistenza agli orfani del personale della Polizia di Stato e al personale colpito da gravi malattie.
Per l’edizione del 2018, il calendario della Polizia di Stato ha introdotto una assoluta novità artistica. Uno degli scatti che corredano l’iniziativa è stato individuato attraverso un concorso fotografico a cui hanno partecipato molti poliziotti i quali hanno voluto rappresentare la propria dimensione professionale attraverso lo strumento della fotografia. Non solo la mano e l’occhio di esperti fotografi ma anche l’intuito fotografico di un poliziotto ha permesso di realizzare uno straordinario lavoro artistico che anche per il prossimo anno permetterà di rappresentare nella sua interezza e nella sua diversità la Polizia di Stato.
A partire dal 27 novembre, quindi, tutti i cittadini possono acquistare online sul sito www.unicef.it nella sezione “Regali e prodotti” il calendario da parete al costo 8 euro e il calendario da tavolo al costo di 6 euro.
L'Italia è sempre più nella morsa del freddo. L'ondata di maltempo che si è abbattuta sul Paese non accenna a fermarsi.Dopo la prima neve a Milano , adesso è il turno di Torino. Il capoluogo piemontese si sta imbiancando ora dopo ora. E così è stato revocato il blocco per la circolazione delle auto a diesel Euro 3 ed Euro 4. Questa tipologia di veicoli era stata fermata a causa dello sforamento dei livelli di Pm10. Ma il maltempo sta creando parecchi problemi anche negli spostamenti e nella circolazione dei treni. Dopo l'odissea del treno Eurocity Thello bloccato con 400 passeggeri al gelo per 4 ore sulla linea Milano-Genova, sono scattate alcune cancellazioni su alcune tratte.
Traffico ferroviario in tilt in Piemonte a causa di neve e pioggia, pericolo valanghe in Trentino, vento a 150 km orari nello spezzino, collegamenti sospesi da e per molte isole: il maltempo sta flagellando l'Italia, soprattutto al centro nord. In Piemonte in particolare la circolazione è fortemente rallentata sul nodo di Torino, in direzione Genova, a causa di un guasto tra le stazioni Lingotto e Porta Nuova. Traffico sospeso sulla Torino-Savona, da San Giuseppe di Cairo, mentre le linee Genova-Milano e Genova-Torino (via Mignanego) sono sospese nel tratto tra Ronco e Arquata Scrivia. Problemi anche alla viabilità, con disagi sulle strade e forti rallentamenti sulle principali autostrade.
Dopo le code chilometriche di chi era stato a sciare o in gita per il ponte, con il traffico di rientro, ieri, congestionato per la prima spruzzata di neve, soprattutto in Brianza, Bresciano, Bergamasco e Valtellina, in Lombardia prosegue l'attenzione per l'evoluzione del maltempo. Un'allerta generica è stata infatti diramata anche se il meteo prevede pioggia, che dovrebbe diminuire i possibili disagi. Mentre il Comune di Milano ha messo in prontezza la Coc, la nuova sala operativa interforze situata in via Drago, allestita per Expo, il 118 segnala alcune cadute per la neve ghiacciata, ma nessuna apparentemente grave. Sulle strade, soprattutto in provincia si segnalano più incidenti della norma, mentre la neve ha abbattuto in modo rilevante lo smog nelle città dove sono scesi i valori degli inquinanti
Il fenomeno del ''gelicidio'' (il termine non e' scientifico, ma e' comunemente usato per definire la formazione del gelo) si verifica a causa della differenza di temperatura dell'aria rispetto a quella del suolo: se quest'ultima e' piu' bassa durante le precipitazioni la pioggia gela e da' origine alla formazione del sottile strato di ghiaccio.
Piu' banalmente puo' accadere anche con un abbassamento della temperatura dopo una nevicata, con una differenza di temperatura tra aria e suolo. La perdita di calore del suolo e' piu' frequente nelle giornate serene, ma in condizioni di nuvolosita' e' un fenomeno che si verifica quando la temperatura dell'aria e di +1 e quella del suolo -1 gradi centigradi. Una differenza di appena due gradi di temperatura tra l'aria e il suolo che e' sufficiente a creare il gelicidio.
Si tratta di un fenomeno non particolarmente frequente, di solito si manifesta ogni sette o otto anni, e' prevalentemente notturno, ed e' piu' facilmente riscontrabile nelle zone di pianura dove l'acqua tende a ristagnare con un discreto grado di pericolo soprattutto per le auto ma anche per le persone che si spostano a piedi.
Migliora invece gradualmente la situazione ferroviaria sulla linea Bologna-Prato dove la circolazione dei treni era fortemente rallentata dalla tarda serata di ieri. A Trieste un muro di contenimento nella zona della pineta di Barcola è crollato parzialmente in mattinata, a causa delle abbondanti piogge che cadono da ieri sul capoluogo giuliano. A causa del gelicidio che nella notte ha provocato una poltiglia di ghiaccio sulle carreggiate e la caduta di alberi e rami, stamane ci sono pesanti problemi alla viabilità su tutte le autostrade liguri. In Toscana, raffiche attorno o di poco superiori ai 100 km/h si registrano sull'Appennino lucchese, costa grossetana e sul Monte Amiata; raffiche 60-80 km/h sulle altre zone costiere, rilievi collinari e montuosi dell'interno, fino a 40 km/h sulle zone di pianura. Fermi da questa mattina tutti i collegamenti di linea da Napoli e da Sorrento per Capri, Ischia e Procida.
In Sicilia, a causa del forte vento, sono state annullate le corse mattutine da Trapani per le Egadi e da Palermo per Ustica. Sospesi anche i collegamenti tra la Sardegna e la Corsica. Disagi infine anche sul fronte dei voli: duecento passeggeri sono rimasti bloccati a Francoforte dopo che ieri sera un volo Ryanair diretto a Orio al Serio è stato cancellato.
I tredici militanti, tutti con teste rasate e vestiti con giubbotti neri, sono entrati nel locale e si sono messi attorno al tavolo dove stavano discutendo una decina di persone, hanno interrotto la riunione e un portavoce ha letto il testo di un volantino dal titolo «Como Senza Frontiere: ipocriti di mestiere!». Nel testo c'erano critiche alle politiche nazionali sull'immigrazione «l'invasione» e alle associazioni in particolare, accusate di essere composte «di soloni dell'immigrazione ad ogni costo», guidate da una «logica schiavista» e una «logica malata».
Copie del volantino sono state distribuite ai presenti. Dopo la lettura della nota, i militanti di estrema destra si sono allontanati. Il tutto è avvenuto senza violenza o alterchi. La vicenda ha prevedibilmente provocato una lunga serie di reazioni che denunciano la gravità dell'irruzione. I diretti interessati, vale a dire i componenti della rete Como Senza Frontiere, parlano di «pesante intimidazione» e hanno stigmatizzato il rischio «di una pericolosissima deriva di stampo fascista, con vari gruppuscoli neofascisti che cercano consenso e creano guerra tra poveri, odio razziale, intolleranza e tensione».
Intanto sono stati identificati e denunciati dalla Digos quattro dei sedici giovani del gruppo di estrema destra 'Veneto Fronte Skinheads' che ieri sera hanno interrotto una riunione pubblica della rete 'Como senza frontiere' per leggere un volantino di accuse nei confronti della rete stessa e contro l'immigrazione.
I quattro skinheads finora identificati sono comaschi legati a frange di ultrà già conosciuti dalla polizia: la Digos sta identificando anche gli altri che verranno denunciati per il reato di violenza privata. L'irruzione è avvenuta alle 21.30 durante un'assemblea organizzata dalla rete 'Como Senza Frontierè, gruppo costituito da associazioni e movimenti tra gli altri Arci, Acli, Cgil,gruppi di sinistra e del volontariato attivi nell'accoglienza dei migranti, una rete nata sull'onda dell'emergenza dello scorso anno a Como e che si propone lo scopo di «modificare la percezione del fenomeno migratorio veicolando un'informazione solidale, non violenta, antirazzista e antifascista».
Dopo la lettura della nota, i militanti di estrema destra si sono allontanati. Il tutto è avvenuto senza violenza o alterchi. ma il clima da Repubblica di Weimar, nazismo alle porte, l'ombra nera sull'Italia. Il blitz degli skinhead ha svariati precedenti, ed e questo e il paradosso ma a sinistra.
A Daniela Santanchè, donna di destra quindi meno rispettabile, ha raccontato in diretta, mentre discuteva di ius soli con Fiano del Pd il deputato che vuol mettere in carcere chi ha una immagine di Mussolini in casa di aver ricevuto un tremendo insulto più minaccia di morte come se niente fosse «Mi è appena arrivato su Twitter Sei una put... da uccidere». Ancora a Napoli l'ex candidato sindaco di centrodestra, Gianni Lettieri, denunciò un'aggressione per strada da parte degli attivisti di una casa occupata.
Ne sanno qualcosa gli ex ministri Renato Brunetta e Mariastella Gelmini, bersaglio prediletto degli attivisti e centri sociali per le battaglie sui furbetti della pubblica amministrazione e sulla scuola, feudo della contestazione di sinistra. Brunetta, durante un convegno, fu vittima di un blitz della «Rete dei precari» fischi, insulti, striscioni a cui replicò definendoli «l'Italia peggiore». Non l'avesse mai fatto: «Diecimila post di insulti, minacce, addirittura pallottole, sul mio profilo Facebook. Molti legati anche alla mia statura fisica» calcolò l'allora ministro, sempre preciso anche nella contabilità degli insulti ricevuti. Per la Gelmini, si inventò persino un No Gelmini Day, con i collettivi studenteschi in piazza, al grido «Ci vogliono ignoranti, ci avranno ribelli», ma pure senza un chiaro nesso logico «Siamo tutti antirazzisti e antifascisti». Coi fumogeni e i lanci di uova. Tanto i fascisti sono solo a destra.
Aggressioni, minacce, lanci di uova, però più politicamente corretti rispetto a quattro teste rasate, e quindi non meritevoli di allarme per la democrazia in pericolo. Eppure a lungo, per un giornalista come Giampaolo Pansa colpevole di aver messo in discussione la vulgata partigiana sulla guerra civile italiana dopo l'8 settembre, è stato quasi impossibile presentare un semplice libro, considerato negazionista dall'estremismo rosso che accoglieva le presentazioni con insulti, minacce, propaganda a pugni chiusi. Qualche cenno di solidarietà in privato dai leader di sinistra, ma mai pubblico, perché Pansa è un diffamatore della Resistenza, un nemico del popolo. Identica sorte toccata ad Angelo Panebianco, editorialista del Corriere e docente all'Università di Bologna: «Fuori i baroni dalla guerra», gli hanno urlato i collettivi lo scorso febbraio, durante la sua lezione. «Panebianco cuore nero», la scritta lasciata dai centri sociali sulla porta del suo ufficio anni fa.
Dalla presidente della Camera al leader del Pd Matteo Renzi fino al numero uno di Si Nicola Fratoianni e a Francesco Laforgia di Mdp, su una cosa finalmente si trovano d'accordo. Ed è già fissata la data: 9 dicembre a Como, una grande manifestazione «contro ogni intolleranza», annuncia il vicesegretario dem Maurizio Martina.
Superiamo le divisioni, è l'appello di Renzi, e la «condanna sia unanime». D'accordo sull'appuntamento del 9 è il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che nel Pd rappresenta la minoranza. E la Boldrini chiede di «ricorrere a misure adeguate anche con una mobilitazione civile».
La Cgil ha invece chiesto al Prefetto di Como la convocazione di un tavolo che veda un'ampia partecipazione delle forze sociali democratiche. Numerose le attestazioni di denuncia a solidarietà da parte di esponenti di Pd, Sinistra Italiana, Verdi Mdp, Possibile, Cigl e Fim Cisl. La vicenda è anche oggetto di un'interrogazione al ministro dell'Interno Minniti firmata dai deputati Pd Emanuele Fiano, Chiara Braga e Mauro Guerra che parlano di «intimidazione in stile squadristico» e di «azione gravissima e inaccettabile». Per questo chiedono al ministro «quali interventi ritenga opportuni per affrontare quella che sta divenendo per molti territori del nostro Paese una reale emergenza».
«Il problema dell'Italia è Renzi - dice Matteo Salvini - non è il fascismo che non può tornare, né le fake news che non esistono. Da una settimana assistiamo a dibattiti surreali. Ovvio che non si entra in casa d'altri non invitati e non è quello il modo di risolvere i problemi. Bene, invece, fanno i nostri sindaci che con azioni concrete combattono l'invasione di immigrati».
«Maroni fa bene il presidente della Regione, ma ognuno deve fare il suo mestiere», ha poi aggiunto il leader della Lega rispondendo alla domanda di un cronista sulle dichiarazioni rilasciate dal president edella regione Lombardia Roberto Maroni, che ha condannato fermamente l'episodio di Como dicendo che «la Lega non è né di destra, né di sinistra». Per Salvini il problema vero è l'immigrazione incontrollata. «Il 10 dicembre a Roma abbiamo organizzato una manifestazione nazionale su legalità, sicurezza, protezione per i confini e interesse per gli italiani. Solo l'Italia sta subendo un'immigrazione simile, senza reagire, anzi incentivandola», ha proseguito Salvini.
«La violenza di qualunque colore va condannata - ha aggiunto il capo leghista -. E io sono spesso vittima di violenza della cosiddetta sinistra, e mi piacerebbe che ci fosse altrettanta attenzione quando ci sono i centri sociali a picchiare, non a leggere i volantini, ma a picchiare leghisti e poliziotti. Un razzista è un idiota, uno che si ritiene superiore a qualcun altro ha dei problemi mentali. Io non mi ritengo superiore a nessun altro però pretendo che se do rispetto chi arriva a casa mia porti rispetto. Rispetti la nostra storia, la nostra cultura, la nostra tradizione, il nostro concetto di famiglia», ha sottolineato ancora Salvini su RaiTre.
«Ho fatto un appello per condannare agli skinheads, che negano la Shoah e parlano bene di Hitler», aveva detto Matteo Renzi, intervenendo a Radio Capital. « Salvini ha detto quello che ha detto, Meloni che sono ridicolo, è pazzesco, mi colpisce che attaccano me, invece di dire che questi sono fuori dal mondo, è una cosa pazzesca».
«Il problema vero non sono i quattro ragazzi che hanno fatto irruzione, ma un'immigrazione fuori controllo, voluta da qualcuno, organizzata e alimentata da una certa sinistra che fa favori ai poteri forti e cerca lo scontro sociale». Così il leader della Lega, Matteo Salvini, a Castel Volturno (Caserta), sul blitz dei neofascisti a Como.
Intanto l'avvicinamento alla sfida di stasera contro la Juventus è passato in secondo piano oggi a Napoli, dove l'argomento del giorno è la foto di Lorenzo Insigne e José Callejon, insieme al vicepresidente del Napoli Edoardo De Laurentiis, con Mattteo Salvini. I napoletani si sono scatenati in migliaia di post di delusione e rabbia dopo aver visto lo scatto del leader della Lega che ieri è stato in visita a Castel Volturno, dove ha sede anche il quartier generale del Napoli. Il più bersagliato, da napoletano, è ovviamente Insigne.
«Questa foto è un calcio in faccia alla nostra città, da napoletano che punta ad essere un simbolo per questi colori e questa città dovresti vergognarti! La Lega Nord ci ha chiamati »Terroni e colerosi« per decenni ed ora si ricordano del Sud per racimolare qualche voto in più! La maglia si onora anche fuori dal campo», scrive un utente su una pagina dedicata di solito alla celebrazione delle imprese di «Lorenzinho». E anche su Twitter c'è una valanga di polemiche. «Profonda vergogna per Insigne che da napoletano avrebbe dovuto rifiutare la richiesta di una foto da quest'uomo. Uno che mai ha rispettato la nostra identità e il nostro amore per Napoli», scrive un utente, mentre molti rivedono anche l'idea di asssegnare a Insigne la maglia numero 10: «Ma quello della foto con Salvini, è lo stesso Insigne a cui si vuole dare la numero 10, simbolo della napoletanitá?», scrive un utente di Facebook.
Giorgia Meloni riconosce che si tratta di «un atto di intimidazione e per me l'intimidazione è inaccettabile», però trova «ridicolo» l'appello di Renzi, perché «non è un atto di violenza». Quella, sottolinea la leader di Fdi, « l'abbiamo invece vista un sacco di volte dai compagni dei centri sociali, quelli che distruggono intere città e bruciano le macchine degli italiani, e nessuno ha mai fatto gli appelli per la condanna di quelle violenze. Quello si può fare. Perché è gente di sinistra».
Ma proprio di violenza parla Renzi, che su Twitter chiede a tutte le forze politiche di essere unanimi nella condanna e cerca di far emergere le differenze nel centrodestra: «Qualsiasi gesto di violenza va condannato senza se e senza ma. Intimidazioni e provocazioni di segno fascistoide vanno respinti non solo dalla sinistra ma da tutta la comunità politica nazionale, senza eccezione alcuna. Su questi temi non si scherza». Tony Iwobi, responsabile Immigrazione della Lega Nord, risponde che «la responsabilità politica delle tensioni nel nostro Paese, compreso quanto accaduto a Como, è soltanto del Pd e dei governi Renzi-Gentiloni».
Poi c'è il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, «meravigliato che negli ambienti di destra non prendano radicalmente le distanze». Mentre Francesco Laforgia di Mdp, annuncia un'interrogazione al ministro dell'Interno. E Ivan Rota di Idv esorta Salvini a «pesare meglio le parole».
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