Gianni Caruso e il suo interminabile viaggio nell’arte rivolto alla condizione umana

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Il poliedrico artista Gianni Caruso, nato in Umbria, ma di origini siciliane, inizia il suo percorso artistico attraverso lo studio di Storia e Critica dell’Arte e l’approfondimento delle materie lo conduce alla scoperta delle ascose bellezze presenti nell’universo artistico dell’India e della Cina, trasmettendone poi valori e principi culturali come docente in corsi e seminari universitari.

Si lascia conquistare dall’impeto e dalla forza dei suoi studenti, che lo amano e lo seguono in un reciproco percorso di crescita.

In quegli anni egli sperimenta il nascere dell’imprenditoria radiofonica, che si sviluppa velocemente e lo vede protagonista all’interno di una famosa radio privata. Infatti, Gianni Caruso ha l’abilità di comprendere subito il valore del sistema mediatico e ricopre ruoli manageriali presso importanti imprese editoriali italiane.

Tuttavia, il suo animo di artista elabora un’intima e continua ricerca dell’arduo equilibrio tra spazio e volume, frutto dei suoi studi sul policromo e prezioso bagaglio artistico italiano e pur prendendo le distanze da schemi e meccanismi commerciali, è sempre attento osservatore di ogni novità espressiva.

Il suo linguaggio artistico è ricco di immagini arcaiche, che si accompagnano alla forza dei simboli, chiaramente afferenti all’immediatezza del “segno”, nella creazione di spazi e volumi interpreti della condizione umana.

I suoi accesi cromatismi rimandano felicemente ai colori ed alla luce della Sicilia, sua amata Terra d’origine: una sorta di genetica risposta, che Gianni Caruso esprime in una singolare ed interessante modalità artistica, all’interno della quale appare evidente il suo forte messaggio di comunicazione sociale.

Lei è nato in Umbria, una terra intrisa di atavico misticismo. Tuttavia, le sue origini siciliane, sempre orgogliosamente rivendicate, hanno conferito al suo modo di esprimere l’arte una forte connotazione.

Quindi, la sua creatività è in qualche modo il felice esito del binomio fra Umbria e Sicilia?

Tutta la mia fase adolescenziale è stata caratterizzata da una forte influenza dell’ambiente storico e architettonico di Orvieto, la città dove ho trascorso la prima parte della mia giovinezza. Sono cresciuto nella pregnanza culturale di un habitat che i secoli hanno intriso di mistero (la zona è piena di testimonianze etrusche), di storia (specie dal Medioevo in poi), di religiosità, di arte e misticismo (ancor oggi a maggio si celebra il mistero del Corpus Domini con un’ affascinante processione in costume). Questi elementi hanno accompagnato la mia crescita, indirizzandomi fortemente verso un processo di riflessione e introversione. Ben presto, tuttavia, il richiamo del mio sangue siciliano è cresciuto e si è fatto prepotente nel portare a galla tutti quei fattori che fanno della sicilianità un elemento distintivo, fortemente caratterizzante.

Il risultato di questa doppia presenza nella mia produzione artistica, specie negli ultimi anni, più maturi e consapevoli, si nota in una ricerca continua e costante di creazioni che riportano a significanze sociali, a interrogativi sulla natura e sul senso della natura umana, ma in un clima cromatico e con un uso dei mezzi espressivi nei quali la forza, l’impulso, anche la violenza dell’humus naturalistico sono le caratteristiche dell’ambiente umano siciliano.

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Lei ha tenuto diversi corsi e seminari universitari di Storia dell’Arte, particolarmente rivolti alle bellezze, a volte sconosciute, dell’universo artistico di Paesi lontani, come l’India e la Cina. Qual è l’aspetto che ha destato in lei maggior interesse verso queste culture?

Debbo precisare che il mio interesse verso il mondo artistico orientale risale a molti anni fa. Già mentre studiavo all’università la storia dell’arte occidentale, il fascino di culture ancora molto poco conosciute mi ha conquistato e portato ad approfondire linguaggi e condizioni culturali tutti da scoprire e approfondire. Ancora una volta, a ben vedere, le matrici originarie di cui parlavo prima si sono affermate, riconoscendo in quelle manifestazioni artistiche la doppia valenza di significati riconducibili a interiorità psicologiche, oltre che a ricerche formali ed estetiche.

Un ricordo sopra gli altri riguarda i seminari che ho tenuto, presso la cattedra di Arte dell’India e dell’Estremo Oriente alla Sapienza di Roma, sulla pittura murale nelle grotte di Ajanta (un complesso monumentale scavato nella roccia nel II sec, a.C., nello stato del Maharashtra, India centro-occidentale), una testimonianza fondamentale dell’arte religiosa buddhista.

Negli anni ’70 sperimenta la nascente imprenditoria radiofonica. Inoltre, ricopre ruoli apicali all’interno di imprese editoriali italiane. In quel periodo della sua vita come è riuscito a far conciliare il suo animo di artista con gli impegni lavorativi?

La creatività si manifesta in varie forme. Nella seconda metà degli anni ’70, la nascente radio/televisione ‘privata’ (come è stata chiamata per molto tempo) ha rappresentato un momento epocale nella comunicazione di massa ed ha fornito, a chi ne ha visto le potenzialità, un’occasione straordinaria per cavalcare l’onda dell’innovazione. Insieme alla futura rock star Vasco Rossi abbiamo dato vita all’antenna radiofonica PuntoRadio, nelle due sedi di Zocca (Bologna) e Roma. E’ stata un’avventura entusiasmante, ricca di una creatività che negli anni ha segnato la storia della radiofonia privata.

La sirena della comunicazione in editoria ha poi avuto successo nel condurmi naturalmente verso ruoli manageriali, presso i più importanti gruppi editoriali italiani. Sono stati anni di grande impegno e responsabilità professionale, durante i quali la vena artistica non si è certo esaurita, per quanto abbia conosciuto un rallentamento o, per meglio dire, un periodo di necessaria riflessione.

La sua visione dell’arte rifugge da schemi omologati e commerciali; nel contempo, durante il suo percorso artistico lei ha finora dimostrato una certa attenzione verso ogni novità espressiva. Cosa pensa della Pop Art?

La domanda presuppone un lungo intervento sulla significanza dell’intero svolgimento della recente storia dell’arte. L’irrompere travolgente della cultura pop nel linguaggio artistico ha segnato una fase rivoluzionaria nell’imporre all’attenzione di tutti la realtà di oggetti e immagini facenti parte della quotidianità di ognuno di noi, diventando velocemente protagonista ben più della cultura alta e ufficiale. La grandezza dell’intuito di un Andy Warhol è stata proprio nell’aver capito che i miti della nuova società erano/ sono oggetti (come le lattine di Coca-Cola o le figure di dive come Marilyn Monroe) di cui è (stato) giusto celebrare la ‘sacralità’, quella già consacrata dalla cultura di massa che ama i prodotti industriali, le merci, la pubblicità, i divi del cinema…

In Italia, i nostri Mario Schifano, Franco Angeli o Pino Pascali hanno rappresentato punte molto alte di questo processo di disvalore del tradizionale prodotto artistico riuscendo ad avvicinare l’arte ‘convenzionale’ ad una dimensione non convenzionale, quella dell’arte delle merci e della comunicazione di massa. Un grande momento, quindi, che ha portato poi allo sviluppo di un intervento ancora più radicale del fare arte, come il fenomeno della Street Art.

Nelle sue opere pittoriche si percepisce l’attenzione che rivolge al sociale, all’inconscio ed al singolare fascino nei confronti dei “diversamente presenti”, ovvero di coloro i quali vivono una dimensione mentale pregna di dolore, ma anche di intensità poetica. A tal riguardo, mi viene in mente la grandissima poetessa Alda Merini. Nella nostra epoca ci sono pochi veri poeti; dal suo punto di vista, annovera la Merini fra i “pochi”?

In effetti, ho sempre subito il fascino di quelle figure umane che spesso di vedono in giro comportandosi come vivessero in una dimensione tutta loro. In loro ho sempre visto la rappresentanza di un’umanità ‘altra’ e ‘diversa’, che solo dopo molto tempo mi sono deciso a cercare di riproporre in quella loro alienità; protagonisti di una vita parallela alla ‘nostra’ fatta di una lingua interna e di livelli mentali spesso incomprensibili per i ‘normali’. Sono i miei “Diversamente presenti”: una serie di quadri dedicati appunto a questa umanità che a guardare e ascoltare suggerisce dolore e sofferenza, ma anche, come dico sempre, di intensa e struggente poesia.

L’esperienza umana di Alda Merini testimonia bene questa dimensione esistenziale offrendo un risultato, oserei dire, fortunato; perché dalla sua alterità è derivata una produzione poetica capace di toccare le corde di una vasta sensibilità, dando vita ad immagini, sentimenti ed emozioni in cui moltissimi di noi si sono potuti riconoscere.

Indubbiamente, è stata una poetessa di valore e di grande impatto emozionale, ma forse non da inserire nel novero dei grandissimi autori, nei cui scritti si ritrovano fascinazioni linguistiche e strutture espressive di più forte potere evocativo.

Il suo linguaggio creativo è ricco di arcaiche icone, che si accompagnano a simboli, che riconducono all’impetuosa forza del “segno”: un gesto sempre dettato dall’istinto?

Da molto tempo non credo più nel romantico, improvviso manifestarsi dell’atto creativo che si impone da sé: l’opera d’arte, per come la considero, è frutto di meditazione, riflessione, ricerca della forma e del contenuto. Il gesto risolutivo può esserci, certo, ma solo a valle di un percorso, oltre il quale poter esprimere forza, senso e valore, anche (apparentemente) istintuale.

Vorrebbe parlarmi del “Premio di Poesia Città di Fiumicino”, patrocinato dal Comune di Fiumicino, dalla Regione Lazio e da Città metropolitana Roma Capitale, del quale nel luglio scorso si è conclusa con successo la prima edizione?

E’ stata un’idea che mi ha conquistato subito, poiché racchiudeva in sé il senso di una forte sfida: costruire qualcosa di importante in un ambiente ancora poco avvezzo in campo culturale. A molti è sembrata un’idea destinata al fallimento e invece è stato un grande successo, anche di pubblico, che ha gremito la corte della settecentesca “Villa Guglielmi” a Fiumicino. Ho avuto l’opportunità di elaborare un progetto robusto, capace di offrire grande credibilità al target di riferimento: gli scrittori e le case editrici. I patrocini di Città Metropolitana Roma Capitale e di Regione Lazio hanno sancito la validità del progetto.

Al concorso hanno partecipato 135 autori di ogni parte d’Italia, esprimendo una qualità di scrittura veramente apprezzabile che, nella selezione dei 5 finalisti, ha trovato il suo momento più alto, essendo tutti personalità culturali di grande spessore.

Una nota particolare che desidero sottolineare: il Premio “Città di Fiumicino” mi ha dato la possibilità di far conoscere a quei rappresentanti dell’eccellenza culturale italiana le enormi ricchezze storiche, archeologiche e naturalistiche del Comune di Fiumicino, palesemente sconosciute ai più.

Grazie al costante impegno profuso in termini organizzativi, lei è riuscito ad individuare personalità del mondo culturale italiano, che ha poi coinvolto all’interno del Premio letterario. Vorrebbe citare alcuni di loro?

Basta citare i nomi dei componenti la Giuria Tecnica: Brunella Antomarini, docente di estetica presso la John Cabot University; Milo De Angelis, il poeta che gran parte della critica letteraria considera il più importante in Italia; Fabrizio Fantoni, uno dei giovani critici letterari più apprezzati; Luigia Sorrentino, la giornalista che dirige in RAI il Blog “Poesia” interamente dedicato all’arte, alla poesia, al teatro, lei stessa poetessa di grande impatto espressivo; Emanuele Trevi, scrittore di larga fama e firma tra le più autorevoli nelle pagine culturali del ‘Corriere della sera’.

Inoltre, il Premio è stato gratificato della presenza di un Comitato d’Onore formato da Vittorio Sgarbi, il noto critico d’arte competentissimo lettore di poesia, e da Tommaso Cerno, direttore del quotidiano “Il Messaggero veneto”.

Fra le sezioni del “Premio Poesia Città di Fiumicino” ho notato una sezione speciale, dedicata agli studenti residenti a Fiumicino. Come è stata accolta questa iniziativa?

Indubbiamente bene e certo non è stata una sorpresa leggere in ragazzi e ragazze adolescenti la capacità di esprimere emozioni e pensieri di grande sensibilità e attenzione, anche verso i problemi della società contemporanea. A riprova del fatto che nei giovani possiamo trovare molto di più di quello che, con apparente superficialità, amano mostrare.

Nella prossima edizione, con l’aiuto degli insegnanti, coinvolgeremo i giovani sia delle medie che delle superiori di tutti gli istituti scolastici del Comune di Fiumicino.

Nel corso della cerimonia di premiazione, svoltasi all’interno della Corte della settecentesca “Villa Guglielmi” di Fiumicino, è stato consegnato il “Premio alla Carriera” al noto poeta Valentino Zeichen. Vorrebbe parlarmi di questo importante momento?

Un momento importante, sì, perché è stata l’opportunità di offrire la giusta visibilità ad un grande artista. Valentino Zeichen è una figura di intellettuale veramente particolare - per stile e contenuto - nel panorama letterario nazionale (spesso così ingessato), capace di una visione del mondo culturale ricca di auto-ironia. Inoltre, è persona dotata di una cifra di dignità personale che dovrebbe essere di esempio per molti. E, poi, è così divertente e stimolante sentirlo parlare dei grandi disegni geopolitici mondiali, come fosse in grado di governarli e dirigerli…

Sta già pensando alla seconda edizione del premio letterario?

Insieme agli amici del Comitato organizzativo stiamo già lavorando all’edizione 2016 del “Premio Poesia Città di Fiumicino”, che conoscerà i seguenti sviluppi:

- la conferma della 2° edizione del Concorso Nazionale

- la conferma del “Premio alla Carriera”

- la conferma del “Premio Studenti” (nella scorsa edizione è stato assegnato ad una studentessa del 3° Liceo scientifico di Maccarese)

- lancio della sezione “Premio per migliore traduzione di opera poetica da lingua straniera”;

- lancio della sezione “Premio inediti”

Queste le novità:

Il “Premio per la migliore traduzione di opera poetica da lingua straniera”, sul quale siamo già attivi, darà un significativo impulso alla manifestazione, segnando la internazionalizzazione dell’evento.

Il “Premio inediti” sarà invece dedicato al territorio, con l’obiettivo di conoscere e valorizzare le sensibilità dell’intera comunità di Fiumicino. In una popolazione di c.ca 80.000 persone quanti possono essere coloro che, occasionalmente o da sempre, in modo dichiarato o segreto coltivano il piacere della scrittura, in particolare dello scrivere in poesia, ma per i motivi più vari e personali, non hanno mai avuto l’occasione di far conoscere e apprezzare quanto scritto, spesso gelosamente conservato in qualche cassetto..?

E, come dicevo prima, quest’anno torneremo a coinvolgere le scuole fin dalle medie, per raccogliere anche le voci più fresche e spontanee.

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