Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Venerdì, 19 Aprile 2024

L'Associazione "Pass…

Apr 05, 2024 Hits:492 Crotone

Ritorna Calabria Movie Fi…

Apr 03, 2024 Hits:522 Crotone

La serie evento internazi…

Mar 27, 2024 Hits:708 Crotone

L'I.C. Papanice investe i…

Mar 01, 2024 Hits:1318 Crotone

Presentato il Premio Nazi…

Feb 21, 2024 Hits:1438 Crotone

Prosegue la formazione BL…

Feb 20, 2024 Hits:1273 Crotone

Si firmerà a Crotone il M…

Feb 14, 2024 Hits:1443 Crotone

Le opere del maestro Affi…

Feb 07, 2024 Hits:1491 Crotone

Un nuovo interscambio linguistico e visivo, tra fotografia, video e scrittura, è ospitato dal 18 novembre 2022 al 12 marzo 2023 alla Galleria d'Arte Moderna di Roma, con la mostra Visual Diary di Liana Miuccio, attraverso la quale l’artista continua la sua esplorazione sull'identità, la memoria e le migrazioni legando le sue fotografie e video ad alcuni testi della scrittrice Premio Pulitzer Jhumpa Lahiri.

La mostra, curata da Sarra Brill e Jennifer Pastore, è promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con il patrocinio di American Academy in Rome e Temple University Rome. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.

Lo sguardo di Liana Miuccio, in dialogo con la parola scritta di Jhumpa Lahiri, ricerca l’identità e il senso del luogo dove si vive la propria quotidianità, rappresentando così i segni e i gesti del contemporaneo. In questo modo, la Miuccio crea appunto un Visual Diary (Diario Visivo), realizzando un allestimento intimo nello spazio espositivo della Galleria d'Arte Moderna di Roma Capitale che include le sue fotografie, un suo film, libri e altri oggetti.

Così la mostra si trasforma in un invito al visitatore a partecipare a un'esperienza collettiva che celebra quella quotidianità che unisce i popoli.

Nel giorno di inaugurazione (17 novembre ore 18.00-19.00) si terrà una presentazione/incontro alla quale parteciperanno, oltre all’artista Liana Miuccio, anche la scrittrice Jhumpa Lahiri, Claudio Crescentini (Sovrintendenza Capitolina), Lindsay Harris (Lindsay Harris, Andrew Heiskell Arts Director (interim) American Academy in Rome) e Jennifer Pastore (Executive Photo Director, WSJ. The Wall Street Journal Magazine). È prevista la presenza di un interprete simultaneo. A seguire, l'inaugurazione dalle 19.00 alle 21.00.

Curatrici Sarra Brill e Jennifer Pastore.
Promozione /Francesca de’ Medici , Grafica/triboro Design, Stampa fotografica/Digid’a, Martinelli Cornici, Calligrafia Mostra/Anita Guerra, Video Montaggio/Alberto Nappi.

Biografia di Liana Miuccio

L'artista visiva Liana Miuccio ha la doppia cittadinanza italiana e statunitense, è cresciuta a New York e attualmente vive nella sua città natale, Roma. Ha un Diploma di Laurea in Lettere presso la McGill University di Montreal, Canada, e ha conseguito un Master in Cinema, Video and Television presso l'Università di Roma Tre. Miuccio insegna fotografia a Roma alla Cornell University, alla Temple University e alla St. Stephen’s School. Nell’autunno 2022 Miuccio è stata scelta come Visiting Artist all'American Academy of Rome. Ha ricevuto numerosi premi per le sue fotografie e video, tra cui dalla New York Foundation for the Arts e dalla MacArthur Foundation Programma di Organizzazione Artistica in Residenza. Le sue fotografie sono state pubblicate su numerose testate tra cui il New York Times, il Financial Times, Vogue, il Boston Globe, il Globe and Mail, la “D” di Repubblica, Il Corriere della Sera, l'Espresso e L'Internazionale. Le fotografie di Miuccio sono anche nella collezione permanente del Museum of the City di New York.

Miuccio ha esposto le sue immagini e i suoi video in musei e gallerie di tutto il mondo, tra cui La Casa della Memoria/FOTOGRAFIA/Festival Internazionale di Roma, l'Ellis Island Immigration Museum di New York, l'Ambasciata Americana e l'American Academy di Roma, Villa Trabia, Palermo, e il Museo di Archeologia e Antropologia dell'Università della Pennsylvania.

Fonte Zetema

Un'idea di museo come spazio aperto a sostegno di un concetto di apprendimento alternativo basato non solo sull’esperienza individuale ma allargato anche alla condivisione familiare. Su questo ruota Lab For Family, il progetto didattico promosso da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e realizzato da Zètema Progetto Cultura, in programma ogni fine settimana dal 5 novembre al 18 dicembre. Otto appuntamenti che porteranno le attività didattiche interattive all’interno di quattro musei del sistema Musei Civici: il CASINO NOBILE e la CASINA DELLE CIVETTE dei MUSEI DI VILLA TORLONIA, la CENTRALE MONTEMARTINI e il MUSEO PIETRO CANONICA.

Sedi del vasto patrimonio storico artistico della città, in cui si custodiscono tesori preziosi e aneddoti senza tempo, gli spazi coinvolti diverranno luoghi d’eccezione aperti a nuove avventure, esperienze, giochi da vivere in famiglia. A comporre la platea ideale dell’ampia programmazione intergenerazionale, saranno infatti nonni e nipoti, genitori e figli, chiamati finalmente a vivere l’esperienza didattica fianco a fianco, con un dialogo profondo tra le rispettive conoscenze e la condivisione di emozioni differenti.

Saranno quattro le tipologie di attività a prendere il via dal 5 novembre, ciascuna ispirata alle caratteristiche del museo ospitante e ideata per mettere in forte connessione i partecipanti con il vasto patrimonio che essi conservano. Sarà possibile scegliere il fiabesco scenario di Villa Torlonia e del suo CASINO NOBILE per poter vivere l’esperienza senza tempo offerta dall’iniziativa Tra mito, storia e realtà. Un viaggio nel tempo a Villa Torlonia (5 novembre ore 15, 17 dicembre ore 11), laboratorio itinerante in cui i nonni “oratori” parleranno ai nipoti “uditori” (8-13 anni) prima di invertire i ruoli e lasciarsi sorprendere dal risultato. Poco distante, nello scenario fiabesco della CASINA DELLE CIVETTE, i piccoli ospiti del museo (4-6 anni), in compagnia dei propri genitori, potranno mettersi sulle tracce della civetta e lasciarsi trasportare dalla maratona di fiabe Una civetta a testa in giù (13 novembre ore 15, 3 dicembre ore 11). Basato sullo sviluppo delle attitudini narrative e degli stimoli sensoriali, il laboratorio proporrà l’ascolto attivo di storie differenti e alcune dal finale aperto, il cui completamento sarà affidato all’inventiva delle famiglie partecipanti. Con il laboratorio Alla Centrale Montemartini…per un’avventura in famiglia (19 novembre ore 11, 11 dicembre ore 16), invece, grandi e piccoli (6-12 anni) andranno alla scoperta delle storie mitologiche greche e romane raccontate dalle statue della CENTRALE MONTEMARTINI. 

Per comprendere al meglio le virtù dei personaggi rappresentati, i partecipanti al laboratorio saranno chiamati a trasformarsi letteralmente in loro restituendone caratteristiche e posture attraverso la lettura animata delle loro storie e indossando le riproduzioni degli attributi iconografici. Ultima tappa, infine, al MUSEO PIETRO CANONICA per Il giro del mondo in un giorno al Museo Pietro Canonica (27 novembre ore 11, 18 dicembre ore 11), una avventura di viaggio che dallo spazio verde di Villa Borghese porterà genitori e figli (6-12 anni) a girare per il mondo sulle tracce dei numerosi viaggi svolti dallo scultore e testimoniati dalle sue opere. Passaporto in mano, quindi, e pronti a rispondere agli indovinelli per ricevere il bollino del viaggiatore e passare alla tappa successiva.

Fonte Zetema

 

«Siamo felici, emozionati e orgogliosi di portare negli Stati Uniti l’arte di Giuseppe De Nittis e di raccontare al mondo una storia, pugliese e italiana, che parla di cultura e bellezza - ha detto Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia - Questa mostra rappresenta un’occasione straordinaria per creare attraverso l’arte nuovi legami e per rafforzare la nostra presenza internazionale».

Da qui è iniziato il viaggio, in anteprima, per i giornalisti e gli esperti intervenuti alla conferenza stampa nella sede dell’Associazione della Stampa Estera a Roma alla scoperta di un pugliese, un italiano, che a Parigi ha lasciato una impronta indelebile. Paul Gauguin, riconosciuto per i suoi studi sul colore e per le sue ambientazioni tahitiane, alla fine del 1884 scriverà: «Tutti copiano De Nittis (...) De Nittis ha raggiunto la perfezione in ciò che gli impressionisti avevano iniziato». L’evento si svolgerà a Washington D.C. dal 12 novembre 2022 al 12 febbraio 2023 in un luogo cult degli Stati Uniti: nel 1921 The Phillips Collection è stato il primo museo americano dedicato all’arte moderna. Lo stimolo nasce dal riallestimento della Pinacoteca De Nittis di Barletta ad opera del professor Renato Miracco, storico e critico d’arte, che insieme a studiosi italiani e statunitensi ha data vita ad una rilettura internazionale di De Nittis.

Dalla riscoperta della grandezza dell’artista Giuseppe De Nittis, ora, partendo da Washington D.C. può nascere anche il desiderio di un viaggio a ritroso, che riporta alla sua terra natia. «La Puglia oggi è fra le destinazioni turistiche più richieste – ha evidenziato il presidente Emiliano -. E questo risultato è fortemente connesso agli investimenti che abbiamo fatto in ambito culturale in tutti questi anni, valorizzando il patrimonio, i talenti, la creatività al massimo delle nostre possibilità. Investiamo tanto nella cultura perché è strategico per la crescita sociale, dell’economia e della formazione dei più giovani. In un dialogo sempre virtuoso tra pubblico e privato. Per la Regione Puglia è un motivo di orgoglio essere al fianco di The Phillips Collection per realizzare un progetto prestigioso come questo».  

«La mostra An Italian Impressionist in Paris: Giuseppe De Nittis, presentata nella prestigiosa sede della Phillips Collection di Washington DC, di concerto con il Comune di Barletta e la Regione Puglia rappresenta una straordinaria occasione per la promozione internazionale di uno dei protagonisti indiscussi del rinnovamento delle Arti nella seconda metà dell’800, nonché un importante momento di confronto tra istituzioni impegnate nell’ambito della diffusione della conoscenza del patrimonio artistico pugliese – ha dichiarato l’arch. Anita Guarnieri, soprintendente all’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Province Barletta-Andria-Trani e Foggia -. Dal momento della richiesta del prestito, il Ministero italiano della Cutltura Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Barletta-Andria-Trani e Foggia, d’intesa con la Direzione Generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio, ha seguito in maniera scrupolosa l’intero processo, valutando con attenzione ogni fase organizzativa, a fronte di una precisa consapevolezza della portata di tutta l’operazione. Tale lavoro si è inserito in maniera organica in una nuova attività di conoscenza, di pianificazione delle politiche territoriali e di rivalutazione dei beni culturali, avviata soprattutto nell’ultimo anno dal Ministero della Cultura Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Barletta-Andria-Trani e Foggia».

«Giuseppe De Nittis, nell’arco temporale dell’affermazione artistica, non esitò a viaggiare – sottolinea il sindaco di Barletta Cosimo Cannito -. La sua maturità è germogliata attraverso un itinerario nazionale, consacrandosi tra Parigi e Londra, dove estro e genio del pittore barlettano distillarono una quintessenza magicamente riflessa ancora oggi in tanti capolavori apprezzati ovunque. Conoscere e farsi conoscere. Apprendere, sperimentare, condividere esperienze e tecniche sarebbe stato per lui il filo conduttore di un’ascesa perentoria. L’intuizione decisiva per il successo, per dare linfa alla sua ragione di vita».  

«Questo principio lo riconosciamo identico allo spirito che anima la scelta dell’Amministrazione comunale di trasferire provvisoriamente alcune opere oltreoceano affinché, in sedi prestigiosissime, si possa ammirare la maestosa bellezza del tratto pittorico denittisiano che le ha generate – aggiunge il sindaco Cannito -. Non è la prima volta che si pianifica un prestito, rientra nelle dinamiche della cultura moderna attivare circuiti virtuosi. Barletta e il suo patrimonio di storia ed arte meritano di appartenervi stabilmente. Sostenere quest’opinione significa affermare una verità accertata e pianificare un avvenire d’avanguardia per la cultura barlettana. Dobbiamo essere orgogliosi del traguardo all’orizzonte ed esprimere gratitudine nei confronti di tutte le istituzioni coinvolte”. “Sarà una nuova occasione, infine, per visitare la Pinacoteca ospitata a Palazzo della Marra a Barletta nel periodo concomitante all’esposizione negli Stati Uniti – conclude Cannito -. Le 32 opere in partenza saranno sostituite con altrettante opere del De Nittis oggi conservate nei nostri archivi. Il patrimonio dell’impressionista barlettano donato alla città dalla moglie Léontine Gruvelle ci consentirà di riallestire la Pinacoteca in modo da dare ai visitatori di Palazzo della Marra l'’opportunità di apprezzare la grandezza artistica del pittore che seppe incantare Parigi».        

 «Giuseppe De Nittis è stata una delle figure principali del periodo impressionista ma non è stata fatta conoscere ed apprezzare abbastanza negli Stati Uniti, e non guardiamo a lui come invece facciamo per Degas e Manet– dice Dorothy Kosinski, CEO e direttrice di Vradenburg -. La nostra mostra punta i riflettori sul suo ruolo influente nell’arte impressionista, che continua a coinvolgere e a deliziare il pubblico».

«L’idea di questa monografica, la prima sul suolo americano con un catalogo in lingua inglese – ha spiegato il curatore Renato Miracco - è basata su recenti ricerche di studiosi a livello internazionale con la precisa volontà di rileggere Giuseppe De Nittis, personalità poliedrica, innovatore, ispirato da molteplici culture artistiche del momento, sconosciuto al grande pubblico, morto prematuramente, che divenne punto di riferimento per una intera generazione di pittori europei. Dalla Puglia De Nittis si trasferì subito con la famiglia, perdendo presto entrambi i genitori, a Napoli e poi a Parigi e Londra. Lungo il percorso ragionato di questa mostra a Washington D.C., divisa in sezioni, potremo ammirare come De Nittis affronta tutti i temi tipici della pittura dell’epoca – conclude Miracco - dalle vedute urbane alla nuova moda parigina, alle vedute del Vesuvio ed ai magici paesaggi della campagna pugliese e francese».

Questa mostra evento del De Nittis è imponente, per l’enorme valore artistico culturale, ed anche tradotto in cifre ha ricadute importanti per la valorizzazione del turismo culturale in Puglia, regione italiana leader per arrivi nazionali e internazionali:

• La mostra raccoglie 74 opere di cui 60 a firma De Nittis provenienti da 15 Istituzioni Museali come il Metropolitan di New York, a Parigi il Louvre, il Petit Palais ed il Museo della Storia Carnavalet, L’Art Institute di Chicago, Il Fine Art Museum di Boston accompagnate da 14 opere di collezione privata e da raffronti con opere di Edgar Degas, Edouard Manet, Gustave Caillebotte.

• Ci sono due novità eccezionali: De Nittis è, per la prima volta, protagonista di una mostra negli USA. La seconda è che a De Nittis, per la prima volta, sarà dedicato un catalogo di oltre 250 pagine stampato in lingua inglese con il sostegno dell’Ambasciata d’Italia e dell’Istituto Culturale Italiano a Washington D.C.

• L’evento internazionale, che congiunge con un ponte ideale la Puglia a Washington D.C., ha richiesto quattro anni di lavoro ed è frutto di un mirabile esempio di collaborazione fra privati ed istituzioni pubbliche.

La mostra, che vanta l’Alto Patronato del Ministero Italiano della Cultura, nasce in collaborazione con la Soprintendenza all’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Provincia BAT (Barletta Andria TranI) con la Città di Barletta (Puglia) e la Pinacoteca De Nittis a Barletta (che conserva la grande donazione avvenuta nel 1914 di più di 136 opere da parte della moglie dell’artista), con il sostegno della Regione Puglia e della Fondazione Pino Pascali, in collaborazione con ARET (Agenzia Regionale del Turismo) Pugliapromozione.

 

GIUSEPPE DE NITTIS, L’ARTISTA

Nato in Puglia, nella città di Barletta, il 25 febbraio 1846 e venuto a mancare prematuramente a Parigi il 21 agosto 1884, De Nittis è indubbiamente uno degli artisti più innovatori ed originali dell’800.

De Nittis è una figura centrale negli sconvolgimenti estetici e istituzionali della Parigi del 1870. Eppure, era arrivato nella capitale francese da Napoli solo tre anni prima, nel 1867, all'età di 21 anni. A Parigi, De Nittis riesce rapidamente a farsi un nome quando, nel 1874, Edgar Degas lo invita a partecipare alla prima mostra impressionista, unico artista italiano in esposizione.


LA MOSTRA INNOVATIVA

Questa mostra è totalmente innovativa poiché cerca di riscoprire la figura di De Nittis all’interno del più vasto movimento impressionista, unitamente all’incredibile amicizia e collaborazione - aldilà del mero termine “impressionismo” - che intercorreva tra Giuseppe De Nittis, Édouard Manet, Edgar Degas e Gustave Caillebotte, fornendo un nuovo punto di vista nello studio dell‘Impressionismo, uno dei più importanti movimenti artistici della storia.

Nel catalogo in inglese - oltre ai saggi del prof. Renato Miracco, storico e critico d’arte, curatore della mostra – ci sono i saggi di Robert Jensen (professore d’Arte all’Università del Kentucky) e Marina Ferretti Bocquillon (già Direttrice scientifica del Musée des Impressionismes di Giverny, Francia).
 
I PARTNERS DELLA MOSTRA

MiC Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Barletta-Andria-Trani e Foggia, “The Phillips Collection”, Comune di Barletta, Pinacoteca De Nittis, Fondazione Pino Pascali, Regione Puglia, AReT (Agenzia Regionale del Turismo) Pugliapromozione.

I SOSTENITORI  

I sostenitori della mostra sono: Ednah Root Foundation and Martha Johnston and Robert Coonrod: Inoltre, la mostra è stata realizzata grazie a: The Phillips Collection’s Exhibitions Endowment Fund, che è generosamente supportata da the Sherman Fairchild Foundation, Michelle and Glenn Engelmann, Robert and Debra Drumheller e The Marion F. Goldin Charitable Fund.


I CURATORI DELLA MOSTRA

Professor Renato Miracco, storico e critico d’arte nonché curatore della Pinacoteca De Nittis di Barletta, e la dott.ssa Susan Behrends Frank, curatore per The Phillips Collection.  

Alla vigilia dei 170 anni dalla sua nascita, dall’8 ottobre 2022 Palazzo Bonaparte din Piazza Venezia a Roma ospita la grande e più attesa mostra dell’anno dedicata al genio di Van Gogh. Attraverso le sue opere più celebri - tra le quali il suo famosissimo Autoritratto (1887) - sarà raccontata la storia dell’artista più conosciuto al mondo. Nato in Olanda il 30 marzo 1853, Vincent van Gogh fu un artista dalla sensibilità estrema e dalla vita tormentata. Celeberrimi sono i suoi attacchi di follia, i lunghi ricoveri nell’ospedale psichiatrico di Saint Paul in Provenza, l’episodio dell’orecchio mozzato, così come l’epilogo della sua vita, che termina il 29 luglio 1890, a soli trentasette anni, con un suicidio: un colpo di pistola al petto nei campi di Auvers. Nonostante una vita impregnata di tragedia, Van Gogh dipinge una serie sconvolgente di Capolavori, accompagnandoli da scritti sublimi (le famose “Lettere” al fratello Theo van Gogh), inventando uno stile unico che lo ha reso il pittore più celebre della storia dell’arte. La mostra di Roma, attraverso ben 50 opere provenienti dal prestigioso Museo Kröller-Müller di Otterlo - che custodisce uno dei più grandi patrimoni delle opere di Van Gogh - e tante testimonianze biografiche, ne ricostruisce la vicenda umana e artistica, per celebrarne la grandezza universale. Un percorso espositivo dal filo conduttore cronologico e che fa riferimento ai periodi e ai luoghi dove il pittore visse: da quello olandese, al soggiorno parigino, a quello ad Arles, fino a St. Remy e Auvers-Sur-Oise, dove mise fine alla sua tormentata vita. Dall’appassionato rapporto con gli scuri paesaggi della giovinezza allo studio sacrale del lavoro della terra scaturiscono figure che agiscono in una severa quotidianità come il seminatore, i raccoglitori di patate, i tessitori, i boscaioli, le donne intente a mansioni domestiche o affaticate a trasportare sacchi di carbone o a scavare il terreno; atteggiamenti di goffa dolcezza, espressività dei volti, la fatica intesa come ineluttabile destino. Tutte queste sono espressione della grandezza e dell’intenso rapporto con la verità del mondo di Van Gogh. Particolare enfasi è data al periodo del soggiorno parigino in cui Van Gogh si dedica a un’accurata ricerca del colore sulla scia impressionista e a una nuova libertà nella scelta dei soggetti, con la conquista di un linguaggio più immediato e cromaticamente vibrante. Si rafforza anche il suo interesse per la fisionomia umana, determinante anche nella realizzazione di una numerosa serie di autoritratti, volontà di lasciare una traccia di sé e la convinzione di aver acquisito nell’esperienza tecnica una fecondità ben maggiore rispetto al passato. È di questo periodo l’Autoritratto a fondo azzurro con tocchi verdi del 1887, presente in mostra, dove l’immagine dell’artista si staglia di tre quarti, lo sguardo penetrante rivolto allo spettatore mostra un’insolita fierezza, non sempre evidente nelle complesse corde dell’arte di Van Gogh. I rapidi colpi di pennello, i tratti di colore steso l’uno accanto all’altro danno notizia della capacità di penetrare attraverso l’immagine un’idea di sé tumultuosa, di una sgomentante complessità. L’immersione nella luce e nel calore del sud, a partire dal 1887, genera aperture ancora maggiori verso eccessi cromatici e il cromatismo e la forza del tratto si riflettono nella resa della natura. Ecco quindi che torna l’immagine di Il Seminatore realizzato ad Arles nel giugno 1888, con la quale Van Gogh avverte che si può giungere a una tale sfera espressiva solo attraverso un uso metafisico del colore. E così Il giardino dell’ospedale a Saint-Rémy (1889) assume l’aspetto di un intricato tumulto, mentre lo scoscendimento di un Burrone (1889) sembra inghiottire ogni speranza e la rappresentazione di un Vecchio disperato (1890) diviene immagine di una disperazione fatale. Con il patrocinio del Ministero della cultura, della Regione Lazio, del Comune di Roma – Assessorato alla Cultura e dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi, la mostra è prodotta da Arthemisia, realizzata in collaborazione con il Kröller-Müller Museum di Otterlo ed è curata da Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti. La mostra sarà aperta al pubblico fino il 29 marzo 2023.

Canova oltre l’artista; oltre il geniale scultore acclamato dai contemporanei come il nuovo Fidia; oltre il Maestro che, senza rinunciare ad essere moderno, fece risorgere l’antico in scultura e, oggi come ieri, incanta con la bellezza eterna e senza tempo delle sue opere, magicamente percorse da un palpito di vita.

Bassano del Grappa, tra i luoghi più significativi per la conoscenza del grande artista e da sempre motore nello studio e nella valorizzazione della sua opera, segna un momento fondamentale nelle celebrazioni ufficiali per i 200 anni dalla sua morte, con un’ampia e originale mostra che, dal 15 ottobre 2022 al 26 febbraio 2023 presso il Museo Civico della città, andrà “oltre” l’universo estetico canoviano.

Una rassegna che restituirà un’immagine inedita del grande scultore, affascinante e attualissima, svelando l’uomo, il collezionista, il diplomatico, il protettore delle arti: una tra le personalità più significative del mondo culturale e politico a cavallo tra XVIII e XIX secolo.

Protagonista di un periodo di grandi stravolgimenti storici e politici, tra guerre e rivoluzioni che cambiarono il volto dell’Europa, Antonio Canova (1757 – 1822) regalò al mondo la speranza nel futuro attraverso la creazione di un’arte in perfetto equilibrio tra reale e ideale, avvicinando l’uomo al mito e ispirando azioni e sentimenti di armonia e di pace.

Curata da Giuseppe Pavanello e Mario Guderzo con la direzione scientifica di Barbara Guidi, organizzata dai Musei Civici di Bassano del Grappa in collaborazione con Villaggio Globale International, realizzata con il sostegno della Regione del Veneto, con il patrocinio e il contributo del “Comitato Nazionale per le celebrazioni del bicentenario della morte di Antonio Canova” e con l’evento di apertura posto sotto l’Alto Patronato del Parlamento Europeo, “IO, CANOVA. Genio europeo” intende indagare alcuni aspetti mai affrontati prima in una mostra, tra cui la formazione, le passioni di collezionista, la partecipazione alla storia europea di questo straordinario artista che fu capace di orientare il gusto di un’intera epoca.

L’evento celebrativo è posto sotto i patrocini del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Ministero dell’Istruzione, Ministero della Cultura, Ministero del Turismo e Provincia di Vicenza e ha visto lo straordinario sostegno del mondo imprenditoriale locale, intervenuto in qualità di mecenate e attraverso l’adozione ideale di un’opera di Canova in prestito alla mostra o di intere sale espositive.

Un racconto per immagini che al ricco patrimonio artistico e documentario di Canova presente a Bassano, custode di uno dei fondi più ampi e importanti al mondo per lo studio e la conoscenza del grande scultore, affianca prestiti nazionali e internazionali: dai capolavori del Maestro - come il marmo della “Principessa Leopoldina Esterhazy Liechtenstein”, il grande gesso della “Religione” dei Musei Vaticani, l’imponente “Marte e Venere” dalla Gipsoteca di Possagno, realizzato per Giorgio IV d’Inghilterra, l’“Endimione dormiente” dall’Accademia di Belle Arti di Ravenna o la “Danzatrice col dito al mento” della Pinacoteca Agnelli, per citarne alcuni - alle molte opere che permettono di ricostruire il contesto in cui Canova visse e operò.

Tra queste, lo splendido “Ritratto del Senatore Abbondio Rezzonico” di Batoni, il “Ritratto di Clemente XIII” di Mengs e quello dell’ “Imperatore Napoleone I” di Gérard, i preziosi dipinti di Tiepolo e Moretto da Brescia appartenuti a Canova, fino ai capolavori di Paolo Veronese, Ludovico Carracci e Guido Reni che egli stesso ricondusse in Italia nel 1815 grazie a una coraggiosa missione diplomatica. Nel complesso, oltre 140 opere tra sculture, dipinti, disegni e documenti preziosi, provenienti da importanti collezioni pubbliche e private italiane ed europee – le Gallerie degli Uffizi di Firenze, la Pinacoteca Nazionale di Bologna, il Museo di Castelvecchio di Verona, il Museo Correr di Venezia, la Protomoteca Capitolina, i Musei Vaticani, la Malmaison di Parigi, l’Albertina e il Kunsthistorisches Museum di Vienna, lo Schloss Esterhazy, l’Alte Pinakothek di Monaco, il Musée National du Château de Fontainebleau o la Daniel Katz Gallery di Londra per citarne alcuni, – accompagneranno i visitatori prima dentro l’universo creativo del maestro, poi sulle orme del “viaggiatore” Canova dall’Italia alle grandi corti d’Europa.

La mostra rievocherà anche le vicende di alcune importanti commissioni, come il “Damosseno” e “Creugante”, l’“Ercole e Lica”, il Monumento funerario per Orazio Nelson e quello per Papa Clemente XIII, il monumento equestre a Ferdinando IV di Borbone e quello per Napoleone; racconterà i rapporti con i mecenati, pontefici, principi e nobili, dai Falier ai Rezzonico, da re Giorgio IV ad Alexander Baring, da Papa Pio VII a Francesco I d’Austria, da Josephine de Beauharnais a Paolina Bonaparte, fino a Napoleone. Evocherà infine le relazioni che Canova ebbe con artisti, e letterati coevi, come Angelika Kauffmann, Anton Raphael Mengs, Carlo Albacini.

Un evento eccezionale è rappresentato dall’arrivo a Bassano del Grappa, dall’Inghilterra, del grande marmo riscoperto solo di recente - dopo quasi due secoli in cui se ne erano perse le tracce - e mai esposto prima in una mostra: la “Maddalena giacente”, l’ultimo capolavoro di Canova. Realizzata poco prima di morire per Robert Jenckins, secondo conte di Liverpool e primo ministro inglese, la splendida figura distesa è stata riconosciuta dopo molti anni di oblio e può essere oggi mostrata in tutta la sua struggente bellezza.

Tre saranno i capitoli in cui si svilupperà il percorso espositivo, firmato dallo Studio Antonio Ravalli Architetti nell’ambito di un più ampio progetto di riqualificazione di tutto il Museo Civico di Bassano: “L’ uomo e l’artista”, “Canova e l’Europa”, “Canova nella Storia”, quest'ultimo dedicato al rapporto che lo scultore ebbe con Napoleone e i Bonaparte e ai viaggi compiuti a Londra e Parigi nel 1815 per giudicare i marmi del Partenone e recuperare le opere d’arte che i francesi avevano sottratto dalla Penisola.

A lui - capace di attirare la benevolenza, la stima e l’amicizia di tanti potenti - venne infatti affidato da Ercole Consalvi, segretario di Stato dalla Santa Sede, il difficile compito del recupero delle opere trafugate dai francesi in seguito al Trattato di Tolentino del 1797. Un’impresa quest’ultima che trova particolare evidenza nella mostra e che ci ricorda una volta di più l’importanza della figura di Canova per l’arte italiana, al di là del suo genio d’artista. Nonostante le accese opposizioni che incontrò e le tante ansie che la missione a Parigi procurò al suo carattere mite, Canova seppe infatti cogliere la positiva congiuntura a livello internazionale e giocare d’astuzia e diplomazia. Così mentre Dominique Vivant Denon, direttore del Louvre dal 1802, difendeva il bottino francese con le unghie e con i denti, Canova cercò il sostegno di Hamilton sottosegretario del Ministro degli Esteri britannico, di Wellington grande comandante inglese che aveva sconfitto Napoleone a Waterloo e del cancelliere austriaco Principe di Metternich; e con un drappello di soldati austriaci e prussiani fece incursione al Louvre staccando dai muri e recuperando dalle sale buona parte delle opere reclamate dagli Stati pontifici.

Il 25 ottobre 1815 un convoglio di 41 carri trainati da 200 cavalli con 249 opere lasciò Parigi per raggiungere le varie destinazioni in Italia. I carri furono accolti dalle popolazioni locali in festa ed esultò anche Giacomo Leopardi per le opere “ritornate alla patria”.

In mostra a Bassano a testimoniare questo momento anche l’antico calco in gesso del “Laocoonte” prestato dai Musei Vaticani, la “Deposizione” di Paolo Veronese, “La Fortuna” di Guido Reni, la monumentale “Assunzione della Vergine” e “La Carraccina” di Agostino Carracci.

Canova, che era riuscito ad ottenere anche un contributo dai diplomatici inglesi per finanziare le spese di trasporto, si sarebbe di lì a poco recato anche a Londra. «II Canova a Londra? - commenterà il segretario di Stato Consalvi - Anche la torre dovrà muoversi quando sarà giunto Canova. E questi c ...... mi condannavano di aver scelto questo raro artista per tal negoziato? Abbiamo qui molti uomini, ma la maggior parte scarsi di odorato. Vale più in queste cose il nome di Canova, che tutti noi».

Alla mostra erano stati ufficialmente concessi in prestito dal Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo alcuni dei famosi marmi di Canova lì conservati. Analogamente, dal Museo Nazionale di Kiev doveva giungere la “Pace”, splendida allegoria in marmo, mai tanto attuale.

Allo scoppio del conflitto russo-ucraino, la rinuncia a tali prestiti è stata inevitabile e convinta. Ciò non ha impedito - grazie anche generosità e alla fiducia di tanti musei, istituzioni e collezionisti italiani e stranieri che hanno concesso in prestito opere di grande delicatezza e rilevanza, alcune delle quali mai esposte prima in Italia - di dare vita ad una mostra rigorosa ma avvincente, capace di evocare, attraverso la storia di un uomo, un’intera epoca. La speranza e l’augurio di tutti è che le opere Canova dalla Russia e dall’Ucraina possano essere esposte nuovamente assieme, a testimonianza di nuovi tempi di serenità, di pace e di dialogo.

 

 

 

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI