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Belvedere , giardino,foto Eva Würdinger © Belvedere, Vienna

Con la sapiente regia dei rappresentanti per l’Italia dell’Ente Austriaco per il turismo, ovvero Michael Strasser (direttore, Milano) e Brigitte Wilhelmer (Roma) e l’ospitalità di Christoph Meran, direttore del suggestivo Istituto Austriaco di Cultura di Roma, si è svolto un evento dedicato alla presentazione in Italia dei programmi e delle novità in calendario per la fine del 2015 e il 2016 del Palazzo Museo Belvedere di Vienna.

L’evento si è svolto proprio tra il giardino e la biblioteca dell’Istituto, nella sua sede di viale Bruno Buozzi a Roma dal 1938.

La competente e dinamica direttrice dell’importante complesso museale viennese, Agnes Husslein-Arco, ha illustrato a giornalisti ed ospiti presenti il ricco ed interessante carnet di mostre ed eventi che costituiscono uno dei punti di attrazione del grande complesso museale del Belvedere, articolato in vari edifici e arricchito da uno splendido giardino.

L'illustre condottiero e mecenate Eugenio di Savoia incaricò alla fine del Seicento l'architetto barocco austriaco Johann Bernhard Fischer von Erlach dell'edificazione di un palazzo in via Himmelpfortgasse. Il lussuoso palazzo di rappresentanza, la cui costruzione fu ultimata nel 1698, fungeva da residenza invernale per il principe. Seguirono poi diversi ampliamenti e ristrutturazioni ad opera di Johann Lucas von Hildebrandt, che progettò anche la residenza estiva del principe Eugenio, il complesso del Belvedere. Dal 1848 fino all'inizio del completo restauro nel 2007 il palazzo d'inverno è stato la sede del Ministero delle Finanze.

Belvedere , giardino e Belvedere inf., foto Ian Ehm ©  Belvedere, Vienna

In particolare, una rassegna al Belvedere inferiore si dedica a partire dal 22 ottobre 2015 (fino al 28.2.2016) ai rapporti tra uomini e donne all’inizio del Novecento sulla base di opere di Gustav Klimt, Egon Schiele e Oskar Kokoschka. La mostra, Klimt / Schiele / Kokoschka und die Frauen (Klimt / Schiele / Kokoschka e le donne) ripercorre i primi anni del Ventesimo secolo in cui i tradizionali rapporti tra uomini e donne furono messi alla prova da tutta una serie di trasformazioni di carattere sociale, economico e filosofico. I tre più importanti pittori del Modernismo viennese, Gustav Klimt, Egon Schiele ed Oskar Kokoschka si rapportarono alla tematica, che all’epoca veniva definita la ‘questione femminile, seguendo percorsi diversi ma con punti di contatto. In particolare il fatto che stava iniziando ad affermarsi una certa parità tra i sessi scatenò tutta una serie di dibattiti molto accesi per l’epoca. La mostra al Belvedere inferiore esamina i diversi approcci scelti dai tre artisti a questo tema. L’esposizione intende esaminare da un nuovo punto di vista i rapporti tra uomini e donne nel primo Novecento, nonché l’origine della moderna identità sessuale.

Segue la  mostra Formkunst, Kliimt - Kupka - Hoffmann - Hölzel - Filla - Čapek - Picasso Braque, nel Belvedere Inferiore, (dal 10 marzo al19 giugno 2016), incentrata sui rapporti fra gli artisti di Praga e i loro colleghi viennesi, ponendo anche in risalto la centralità di Parigi nell’arte del Novecento. Ancora, per l’estate del 2016 è in calendario una mostra dedicata a Franz von Stuck.

Il Belvedere e le sue articolazioni danno spazio alla fotografia ed altre espressioni d'arte, anche in considerazione del fatto che sia Klimt che von Stuck si avvalevano di fotografie per la realizzazione delle loro opere. E questo tema costituisce il nucleo di una esposizione ad hoc, nell’estate 2016, presso l’Orangerie. Quest’ultima ospita, in primavera, una mostra del ritrattista imperiale, ma non solo, Johann Peter Krafft (1780-1856).

Da sin. Michael Strasser, Brigitte Wilhelmer, Christoph Meran,Agnes Husslein-Arco, foto G. Nitti

La mostra More than zero sull’artista Hans Bischoffshausen (1927-1987) si conclude allOrangeriey il 14 febbraio 2016.

Il Belvedere riscopre anche artisti meno noti, come ad esempio Gerhart Frankl (1901-1965) al quale è dedicata la retrospettiva Restless (18 novembre 2015-3 aprile 2016), e sempre in primavera ci sarà un mostra, nel Belvedere Superiore, sull’artista della Secessione viennese, Max Kurzweil (1867-1916).

La programmazione include numerose altre esposizioni, alcune delle quali allestite alla 21er Haus, fra cui citiamo le mostre su Fritz Wotruba (1907-1975) e su Simon Wachsmuth (1964) che sono aperte fino al 17 gennaio 2016.

Ancora, dal 18.3 al 26.6 nel Palazzo d’Inverno, la mostra “Splendore principesco, le Gallerie barocche europee e l’arte dell’ordine”.

In definitiva, il complesso del Belvedere si caratterizza, rispetto alla nutrita serie di musei viennesi ed austriaci, per essere punto di riferimento della moderna arte austriaca, ovvero come dice la direttrice Husslein-Arco, si potrebbe definire “l’anima dell’Austria” pur non disdicendo affatto aperture alle espressioni e novità artistiche internazionali.

Gustav Klimt Eugenia Primavesi, 1913-14,Toyota Municipal Museum of Art

FrancescoLoJacono_Golfo di Palermo

Si inaugura giovedì 8 ottobre 2015, presso l’Istituto Italiano di Cultura di New York la mostra dal titolo emblematico “La luce del Sud Italia”.  34 opere eccezionalmente in mostra a New York, che vedono come curatore Marco Bertoli - profondo conoscitore dell'arte e in particolare della pittura dell’Ottocento e del primo Novecento, che dal 2005 è consulente della Casa d’Aste Christie’s di New York, presso il Rockefeller Center, proprio per la pittura italiana dell’Ottocento.

“La luce del Sud Italia” si inserisce in un progetto volto alla rivalutazione e riscoperta dello straordinario patrimonio pittorico italiano dell’800, e in particolar modo dell’Italia meridionale ancora poco conosciuta negli Stati Uniti.

Gli artisti protagonisti della mostra “La luce del Sud Italia” sono tutti provenienti dalle regioni meridionali italiane, tra cui Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, e Sicilia. Maestri di luce ed effetti cromatici, questi pittori hanno creato paesaggi, marine, scene di genere, e ritratti di grande bellezza. L'intensità della luce in queste immagini trasporta lo spettatore al Mediterraneo e trasmette l'aura del meridione d'Italia che è stato caratterizzato dagli scavi di Pompei, la grandezza del Vesuvio, la costa frastagliata, e l'umile fascino della gente del posto.  

Luce e colore restarono elementi alla base delle loro opere, che prendevano forme di volta in volte diverse, da quelle realiste di Antonio Mancini (Roma 1852-1930) ai paesaggi ritratti en plein-air di Francesco Lojacono (Palermo 1838 -1915) e Gabriele Smargiassi (Vasto 1798 - Napoli,1882) fino ai pittori della vita quotidiana, come Filippo Palizzi (Vasto 1818 - Napoli 1899) e Marco De Gregorio (Resina 1829

La Luce del Sud Italia - Dipinti della Scuola Napoletana del XIX secolo sarà in mostra da giovedì 8 ottobregiovedì 5 Novembre 2015, presso l’Istituto Italiano di Cultura di New York (686 Park Avenue). Orari: dal lunedì al sabato dalle 10.00 alle 17.00.

Di Chirico_Uno sposalizio in Basilicata

L'Opera di Santa Croce mette in calendario un ciclo di cinque conferenze, coordinato da Carlo Sisi, dedicato ai Sepolcri che si terrà dal 1 ottobre al 5 novembre 2015, nella Sala del Cenacolo del Complesso monumentale fiorentino.

Dopo oltre 700 anni di vita, l'Opera di Santa Croce continua a svolgere il suo ruolo centrale nella gestione e nella valorizzazione di un patrimonio - crocevia politico e culturale della storia del Paese - che appartiene al F.E.C. (Fondo Edifici Culto del Ministero dell'Interno) e al Comune di Firenze.
Basilica francescana, municipio religioso della città, tempio delle "itale glorie", sacrario europeo, Santa Croce è il complesso monumentale che costituisce il deposito d'ispirazione di una memoria per il mondo. Un concreto "ipertesto di storia dell'arte" che spazia dal Duecento al Novecento.

E' in questa chiave di lettura  che nasce il progetto dei cinque incontri attraverso i quali ripercorrere gli eventi e i protagonisti del XIX secolo, ponendo soprattutto in evidenza i nuclei tematici che consentono, oggi, di evocare le principali componenti della civiltà toscana e nazionale dell'Ottocento.

Gli interventi, affidati a relatori specialisti di elevata caratura scientifica, riguardano infatti gli ambiti della politica, della letteratura, della scienza, della musica e dell'arte, con l'obiettivo di unire ai profili degli 'illustri', a cui sono dedicati i monumenti, la descrizione dei contesti entro i quali gli stessi si trovarono ad agire.

Il primo intervento (giovedì 1° ottobre), affidato a Alberto Mario Banti, illustra, in chiave di prefazione, la Firenze risorgimentale e postunitaria quale si può ricostruire dall'osservatorio del pantheon e dall'episodio cruciale del collocamento della statua di Dante di fronte alla basilica. Seguono i contributi più specifici di Carlo Sisi (8 ottobre) sugli artisti sepolti e sullo stile e sui significati dei monumenti funebri, di Fulvio Conti (15 ottobre), rivolto ad analizzare le presenze scientifiche a partire dall''exemplum' di Galileo, di Quirino Principe (22 ottobre) sul mondo musicale, che in Santa Croce ha riflessi di particolare rilevanza.
Conclude la serie di conferenze il contributo di Corrado Bologna (5 novembre), che dal monumento all'Alfieri passerà in rassegna le memorie ispirate al tema foscoliano dei sepolcri di Santa Croce.
Il ciclo di conferenze si avvale, come supporto iconografico, della campagna fotografica commissionata appositamente dall'Opera di Santa Croce ad Arrigo Coppitz.

Negli anni in cui Ugo Foscolo concepiva e pubblicava il carme dei Sepolcri, la chiesa di Santa Croce offriva al visitatore elevati esempi di "bello sepolcrale" in cui la memoria degli illustri della storia era affidata a monumenti (Michelangelo, Galileo, Alfieri) destinati a sollecitare pensieri morali, civili, artistici. Alla trasfigurazione poetica foscoliana corrispondeva infatti la struttura di un pantheon concepito quale luogo del culto della memoria esteso dall'individuo alla società, ma anche una sequenza di sculture funebri che, per il tramite della forma, celebravano il trionfo di un genere innovato dal commovente classicismo di Antonio Canova.

A questa unione di contenuti patetici e traslati affettivi si atterranno, per almeno due decenni, i monumenti sepolcrali di Santa Croce, che sempre più venivano popolando le navate della chiesa frequentate, come rifugio per la meditazione e le immaginazioni sublimi, da eccezionali visitatori quali Madame de Staël, Chateaubriand, Byron, Stendhal, Lamartine.
Il linguaggio dei simboli e lo stile elevato che contraddistinguono, in special modo, il percorso sepolcrale fra neoclassicismo e temperie purista (si vedano i monumenti funebri di Mihail Skotnicki, di Sofia Zamoyska, di Giulia Clary Bonaparte, della contessa d'Albany, solo per citarne alcuni), avrà un seguito nei monumenti celebrativi collocati in chiesa dopo l'Unità, quando nella piazza antistante veniva eretto il monumento ad un Dante sdegnato che ben rappresentava, in funzione di preludio, il concetto esemplare e patriottico ricavabile dalla visita al pantheon di Santa Croce.

Tale illustre concentrazione di memorie fu il movente delle numerose e pressanti richieste di cittadini e di stranieri al fine di ottenere luoghi di sepoltura nella chiesa o entro il recinto del convento: il chiostro prospiciente la Cappella de' Pazzi cominciò così, dai primi anni dell'Ottocento, a popolarsi di lapidi e monumenti tanto che, nelle guide e nei giornali del tempo, si citava il 'Chiostro dei Morti' come meta indispensabile a completare l'itinerario iniziato all'interno della chiesa. Vi si potevano ammirare la tomba di Francesco Sabatelli, ove l'angelo della morte appare a quello della pittura per annunciare l'ultimo tempo del giovane artista; la statua di Virginia De Blasis di Luigi Pampaloni, commovente omaggio al celebre soprano rappresentata genuflessa per invocare un fiore alla sua tomba, come aveva fatto interpretando per l'ultima volta la Beatrice di Tenda di Vincenzo Bellini; il busto della pittrice Ida Botti Scifoni, molto apprezzata alla corte lorenese; le memorie del botanico Giorgio Gallesio e dei musicisti Bartolomeo Cristofori e Pietro Nardini; l'avello neogotico immaginato per la sepoltura del pittore Giuseppe Sabatelli; l'effigie medusea di Girolamo Segato ideata da Lorenzo Bartolini per ricordare la scienza pietrificatrice del celebre egittologo bellunese. Per ciascuno di essi la lapide o il monumento proponevano la sintesi di una vicenda terrena ricostruibile ora con le notizie circostanziate raccolte dall'epigrafista, ora attraverso allegorie e simboli (la fiaccola spenta, la corona funeraria, l'urna lacrimale, la farfalla, il seme del papavero, il serpente ctonio) che la civiltà della Restaurazione sapeva ancora correttamente leggere ed interpretare.

Il Chiostro dei Morti subirà nel tempo radicali modifiche sia in concomitanza con i lavori della nuova facciata della chiesa (inaugurata nel 1863), sia al tempo degli interventi postunitari che mirarono a rendere più spettacolare l'accesso alla Cappella dei Pazzi; interventi che non solo rispettarono ma arricchirono il percorso del sepolcreto spostando e aggiungendo monumenti secondo un preciso disegno ornamentale. Risale invece ai primi anni Sessanta del secolo scorso la decisione di rimuovere dal chiostro lapidi e sculture che furono smantellate con fredda sistematicità cancellando così persino le tracce dell'itinerario di memorie che aveva fatto di Santa Croce un insostituibile approdo poetico e sentimentale.
Il ciclo di conferenze che si svolgerà fra ottobre e novembre 2015, vuole ripercorrere gli eventi e i protagonisti che nel corso del XIX secolo hanno contribuito a configurare l'organismo celebrativo e memoriale del pantheon di Santa Croce, ponendo soprattutto in evidenza i nuclei tematici che consentono, oggi, di evocare le principali componenti della civiltà toscana e nazionale dell'Ottocento. Gli interventi, affidati a specialisti di elevata caratura scientifica, riguardano infatti gli ambiti della politica, della letteratura, della scienza, della musica e dell'arte, con l'obiettivo di unire ai profili degli 'illustri' la descrizione dei contesti entro i quali gli stessi si trovarono ad agire.
Il primo intervento (giovedì 1° ottobre), affidato a Alberto Mario Banti, illustra, in chiave di prefazione, la Firenze risorgimentale e postunitaria quale si può ricostruire dall'osservatorio del pantheon e dall'episodio cruciale del collocamento della statua di Dante di fronte alla basilica. Seguono i contributi più specifici di Carlo Sisi (8 ottobre) sugli artisti sepolti e sullo stile e sui significati dei monumenti funebri, di Fulvio Conti (15 ottobre), rivolto ad analizzare le presenze scientifiche a partire dall''exemplum' di Galileo, di Quirino Principe (22 ottobre) sul mondo musicale, che in Santa Croce ha riflessi di notevole rilevanza; conclude la serie di conferenze il contributo di Corrado Bologna (5 novembre), che dal monumento di Alfieri passerà in rassegna le memorie letterarie ricavabili dal sepoltuario.
Il ciclo di conferenze si avvale, come supporto iconografico, della campagna fotografica commissionata appositamente dall'Opera di Santa Croce ad Arrigo Coppitz.

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Si è conclusa con un grande successo di pubblico e di consensi "Antropomorphica, La mostra della ceramica - Il volto e l'anima nella ceramica antica e moderna", curata dall'associazione cultuale Terra Erea in collaborazione con il Comune di Gela.

Ospitata nella prestigiosa sala espositiva degli Ex Granai al Palazzo Ducale di Gela i numerosi visitatori hanno potuto ammirare le maestose opere d'arte realizzate da ceramisti calatini e scultori che hanno dimostrato l'evoluzione dei vasi antropomorfi nella storia della ceramica: dai classici vasi antropomorfi alla più moderna concezione degli stessi, che si richiamano anche a vecchie leggende e novelle come quella araba, ovidiana e boccaccesca, dalle forme e dai colori più svariati.

All'apertura i visitatori, alla presenza del sindaco Domenico Messinese e dell'assessore alla Cultura Francesco Salinitro, hanno assistito alla straordinaria performance dei due pittori gelesi Giovanni Iudice e Fortunato Pepe, che estemporaneamente con i loro colori hanno fuso la pittura e la ceramica calatina, realizzando due splendide opere intitolandole rispettivamente "Gela Antropomorphosys" e "Fauves" che per l'intensità dei colori usati hanno ammaliato il pubblico.

Il pittore Giovanni Iudice con la sua opera

I maestri ceramisti ed artisti che hanno esposto le loro pregevoli opere sono: Grazia Maria Ambra, Irene Cabibbo, Ivano Agatino Carpintieri (scultore di Mascalucia), Giuseppe Coffano, Giacomo Cusumano, Vincenzo Forgia, Santina Grimaldi, Raffaele Giusino, Besnik Harizaj, Alessandro Iudici, Mario Milazzo, Nicolò Morales, Antonino Navanzino, Francesco Navanzino, Luigi Navanzino, Vincenzo Ripullo, Giacomo Varsallona, Riccardo Varsallona, Ceramiche Verus.

E' stato possibile anche ammirare dei dipinti di Santina Grimaldi e Leandro Lo Mastro, studi, bozzetti e foto di Vincenzo Forgia oltre alle opere del fotografo Roberto Strano che ritraevano lo scomparso figurinaio Gaetano Romano con Ferdinando Scianna, lo scrittore Domenico Seminerio e Giovanni Chiaramonte.

"Ancora una volta siamo soddisfatti del successo di pubblico di questa nuova mostra - dichiara Omar Gelsomino, presidente dell'associazione culturale Terra Erea - poichè i visitatori hanno potuto apprezzare e conoscere le origini, la produzione, l'uso e l'evoluzione dei vasi antropomorfi nella produzione ceramica di Caltagirone".

L'opera di Fortunato Pepe

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L’Ente Mostra di Pittura di Marsala, entusiasta dell’affluenza alla mostra antologica di Sarnari, e in previsione della richiesta di molte scuole che verranno a visitare la mostra e a partecipare ai laboratori, ha deciso di prorogare la chiusura della mostra al prossimo 25 ottobre.

«La mostra ha suscitato un grande interesse – spiegano dall’Ente di Marsala - anche grazie all’attività culturale del Convento del Carmine, una proposta molto fitta e ricca, dalle conferenze sull’architettura alla presentazione di libri, dai concerti alla giornata europea della cooperazione». La mostra è un percorso di sessanta opere per sessant’anni di carriera, a cura di Sergio Troisi. In catalogo anche la lettura critica di David Gariff, docente alla National Gallery di Washington, che chiude la sua analisi dicendo: «Dalla monumentale Grande onda, che raffigura un’onda nera trionfante che avvolge una parete intera, alle forme astratte dai colori caldi dei Frammenti, e alle Cancellazioni con la loro rigorosa intellettualità, attraversiamo un mondo visivo complesso e stimolante creato da uno dei pittori italiani più provocatori e proteiforme degli ultimi 50 anni. L'arte di Franco Sarnari a volte comunica con i vecchi maestri, ma ci riporta anche alle speranze, le paure, le gioie, e le ansie del nostro tempo».

In mostra diverse opere monumentali, come l’inedito “Sull’Amore” del 1967 di 3x4,5 metri, oppure la tela “Geometrie del Cielo” di 3x3 metri, esposta quest’anno alla Basilica Palladiana di Vicenza per la mostra “Tutankhamon, Caravaggio, Van Gogh”; ma anche il “trittico Primavera” e “La grande Onda” di oltre due metri per due. Vi sono poi due sale dedicate alle “Cancellazioni”, con le imponenti “Flagellazioni da Piero della Francesca” di 2x3 metri.

Una tra le mostre più importanti e ampie mai fatte sull’autore, romano d’origine, che vive e lavora a Scicli, territorio a cui ha dedicato un grande impegno sociale e culturale, portando la propria vivacissima esperienza romana, nei primi anni Settanta.

La mostra, organizzata dall’Ente Mostra di Pittura del Comune di Marsala, in collaborazione con Tecnica Mista, rimarrà dunque aperta fino al 25 ottobre.

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