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Dal 5 febbraio al 7 maggio 2017, il m.a.x. museo di Chiasso (Svizzera) celebra, a trecento anni dalla nascita, Johann Joachim Winckelmann (1717–1768), erudito raffinato e innovativo, uno tra i più grandi studiosi della cultura classica, teorico e padre della disciplina della storia dell’arte.

 

Col patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, l’esposizione, curata da Stefano Ferrari, vice presidente dell’Accademia Roveretana degli Agiati, e Nicoletta Ossanna Cavadini, direttrice del m.a.x. museo di Chiasso, è promossa e organizzata dal m.a.x. museo in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che ospiterà la successiva tappa in programma dal 24 giugno al 25 settembre 2017.

 

Johann Joachim Winckelmann, nato il 9 dicembre 1717 a Stendal nell’Altmark, figlio di un maestro calzolaio, è conosciuto principalmente per il suo testo “Storia dell’arte nell’antichità” pubblicato nel 1764 con il titolo originale “Geschichte der Kunst des Alterthums”.

 

Ricopre cariche importanti ed è inserito nei circuiti più raffinati e colti dell’epoca.

Nel 1758 assume la carica di bibliotecario e stretto collaboratore del cardinale Alessandro Albani a Roma, nell’omonima villa.

 

Nel 1761 diventa membro dell’Accademia di San Luca a Roma, dell’Accademia Etrusca di Cortona e della Society of Antiquaries a Londra.

 

Nel 1763 è nominato prefetto delle Antichità di Roma e nel maggio dello stesso anno Scriptor linguae teutonicae alla Biblioteca Vaticana.

 

Nel 1765 iniziano le trattative per la sua assunzione a Berlino come bibliotecario di Federico il Grande. Queste negoziazioni non avranno però esito positivo.

 

Dopo averlo vagheggiato tanto, nel 1768 si prepara a tornare in Germania. Alla volta di Ratisbona, decide improvvisamente di sospendere il viaggio in terra tedesca per fare ritorno a Roma. Arrivato a Trieste viene assassinato e muore dopo una lunga agonia, non senza aver prima dettato le proprie volontà che fanno del Cardinale Albani l’erede universale di tutti i suoi averi, incluse le carte manoscritte e i libri rimasti a Roma.

 

Il percorso espositivo ruota attorno a un’opera fondamentale, ma poco nota e finora poco studiata, di Winckelmann: Monumenti antichi inediti (1767), l’ultima pubblicata dallo studioso tedesco, di cui si riconosce la grande influenza sul mondo del Neoclassicismo e ben oltre; l’autore, infatti, per la prima volta in maniera così rilevante, accompagna le descrizioni dei “Monumenti” con le immagini grafiche degli stessi. Si tratta di 208 splendide tavole incise, tutte siglate, affidate ad artisti di chiara fama che Winckelmann sceglie e paga di tasca propria, convinto della bontà, anche teorica, dell’operazione.

 

I “Monumenti antichi inediti” (1767) descritti da Winckelmann sono “oggetti dell’antico”, ovvero bassorilievi, opere d’arte, suppellettili, vasi, gemme che catturano la sua attenzione durante i suoi meticolosi studi delle antichità che ha occasione di ammirare nelle collezioni della sua cerchia – prima fra tutte, quella del Cardinale Alessandro Albani di cui è bibliotecario e stretto collaboratore dal 1758 e a cui dedica il volume –, ma anche nel corso di numerosi viaggi che intraprende a Roma e dintorni, Firenze, Napoli, Portici, Pompei quasi sconosciuta all’epoca, Caserta e Paestum.

 

Al m.a.x. museo saranno presentate le prime due edizioni italiane dell’opera: l’editio princeps del 1767 in due volumi e quella successiva napoletana del 1820 in due volumi, con l’addenda di Stefano Raffei del 1823; inoltre, i due manoscritti preparatori, esposti per la prima volta e provenienti dalla Biblioteca universitaria di medicina di Montpellier, e tutte le 208 tavole incise appartenenti alla collezione del m.a.x. museo.

A questi si accompagnano 20 matrici in rame, 14 prove di stampa, ossia incisioni all’acquaforte ritoccate a bulino, oltre a tre reperti archeologici provenienti dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli: una gemma che ritrae Zeus che fulmina i giganti, un rilievo in marmo bianco con Paride e Afrodite e un lacerto di una pittura rinvenuta a Pompei nella casa di Cipius Pamphilus con il cavallo di Troia.

 

Una specifica sezione della mostra proporrà ritratti incisi di Winckelmann, eseguiti da alcuni dei suoi più cari amici – provenienti  dalla Biblioteca comunale “A. Saffi”, Fondi Antichi, Manoscritti e Raccolte Piancastelli di Forlì – e un dipinto a olio dell’atelier di Angelika Kaufmann.

 

Un’altra sezione sarà consacrata alla fortuna critica dell’ultimo testo di Winckelmann, attraverso una ricca selezione di incisioni e volumi a tema. I “Monumenti antichi inediti” s’inseriscono in effetti in una lunga tradizione di raccolte di antichità illustrate che hanno il loro avvio con il Rinascimento. Ma se Winckelmann manifesta, all’inizio della sua carriera, una certa riserva nei confronti dei cosiddetti “musei di carta”, con i “Monumenti antichi inediti” si assiste a una completa riabilitazione di questo genere editoriale e l’avvio di un nuovo metodo di studio, in cui narrazione e illustrazione godono di un rapporto del tutto paritario.

 

Sebbene la morte prematura abbia impedito a Winckelmann di completare lo sviluppo dei “Monumenti antichi inediti”, i suoi principali continuatori, da Seroux d’Agincourt (1730–1814) a Leopoldo Cicognara (1767–1834) a Luigi Rossini (1790–1857) a Giovanni Volpato (1735–1803) considerano i “Monumenti” l’unico modello possibile di storia dell’arte, che combina appunto testo e immagini.

 

 

Interamente finanziato e gestito dalla Svizzera il restauro del complesso della Strage degli Innocenti nella Cappella 11 del Sacro Monte di Varallo. Si tratta di un intervento decisamente notevole, che porterà al recupero dell’edificio e delle oltre settanta statue in terracotta, tutte a grandezza naturale, che creano la cruda rievocazione dell’episodio descritto dal Vangelo di Matteo.
Le terracotte policrome sono state realizzate nel 1588-90 dal "plasticatore" Giacomo Paracca di Valsolda detto "il Bargnola".
La scena, di un verismo sconvolgente, mostra Erode il Grande, Re della Giudea, ordinare un massacro di bambini allo scopo di uccidere Gesù, della cui nascita a Betlemme era stato informato. Secondo la narrazione evangelica, Gesù scampò alla strage in quanto un angelo avvisò in sogno Giuseppe, ordinandogli di fuggire in Egitto; solo dopo la morte di Erode, Giuseppe tornò indietro, stabilendosi in Galilea, a Nazareth. 
La Chiesa Cattolica venera i bambini uccisi nella strage come martiri perché “avrebbero versato il loro sangue per Dio e per l'Agnello» con il nome di "Santi Innocenti", fissandone la memoria liturgica al 28 dicembre. 
La rappresentazione che dell’episodio evangelico è offerta nella Cappella è terribilmente cruda, persino macabra, con bimbi strappati dalla culla, a dispregio della disperazione delle madri e della foga dei cagnolini di casa che vorrebbero difendere i piccoli. Sangue, disperazione, terrore pervadono la scena, ad offrire quello che è stato definito come un impressionante “teatro della crudeltà”.

Il restauro della Cappella è stato assunto in ampia parte dalla Isabel und Balz Baechi Stiftung (IBBS) di Zurigo che vi ha investito circa 400 mila euro a cui si aggiunge il contributo della fondazione Ernst Göhner di Zug.
La Fondazione Isabel und Balz Baechi è un organismo di riconosciuta fama, senza fini di lucro, sorto per la difesa dei dipinti murali, interessato soprattutto ad intervenire nei siti Unesco. Ha già operato con successo in diverse realtà, sostenendo, ad esempio, il restauro dei templi tibetani, di Palazzo Malacrida a Morbegno in Valtellina, edificio con decorazioni settecentesche legate all’ambito di Tiepolo, oltre che nello stesso Sacro Monte di Varallo. 
“Qui, in anni recenti, la Fondazione ha finanziato il restauro di altre due Cappelle: nel 2012 e 2013, quella Battesimo di Cristo e, nel 2014, della Cappella di Cristo avvolto nella Sindone
Poichè la Fondazione Isabel und Balz Baechi per statuto finanzia solo il lavoro di operatori svizzeri, i tre interventi sono stati realizzati - afferma Elena De Filippis, Direttore dell’Ente di gestione Sacri Monti del Piemonte - in modo esemplare dal corso di laurea in conservazione e restauro della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI).
Nei restauri svolti la SUPSI ha partecipato al finanziamento attraverso il lavoro dei propri docenti e degli esperti scientifici.
Anche in questa cappella, i lavori di restauro vengono eseguiti dagli allievi del corso specialistico di restauro (già diplomati come “collaboratori restauratori”) che operano sotto la guida dei loro docenti. L’attività al Sacro Monte, che avviene sotto la direzione di Stefania Luppichini diplomata presso una delle due prestigiose scuole italiane ministeriali, l’Opificio di Pietre Dure di Firenze, è infatti compresa nell’iter formativo di un master di specializzazione dell’Istituto svizzero. 
Naturalmente il progetto di restauro è stato verificato e approvato dalle Soprintendenze competenti, che controllano anche l’esecuzione degli interventi”.
Proprio perché legato all’attività scolastica, il cantiere procede per fasi successive. I lavori si svolgono nei mesi estivi mentre cessano negli altri. 
Renata Lodari, Presidente dell’Ente gestione Sacri Monti, ritiene che il restauro possa essere completato entro l’autunno 2018. Sottolinea anche l’interesse di questa collaborazione tra le due istituzioni svizzere e il Sacro Monte di Varallo. 
“La presenza al Sacro Monte di Varallo, da anni, della Scuola universitaria di restauro della Svizzera Italiana e della Fondazione Isabel und Balz Baechi, dà il senso dell’importanza del complesso e del sito Unesco dei Sacri Monti piemontesi e lombardi, che gli svizzeri hanno ben compreso. Speriamo che la loro attività apra la strada ad un interesse internazionale a sostegno dei Sacri Monti”.

Martedì 20 dicembre 2016 a­lle ore 18 presso la splendida ­Sala Santa Rita­ in via Montanara, 8  (Piazza Campitelli) - Roma avrà luogo l'inaugurazione dell'evento d'Arte contemporanea  ­"JESUS 3.0. La rappres­entazione del Cristo ­Contemporaneo 2015 an­ni dopo".
Una mostra collettiva, tra ­pittura, fotografia, poesia,  ­scultura e video/art ­performance, sulla figura del Cristo, uno fra i maggiori e più rappresentati  protagonisti­ della storia, vista in chiave laica e contemporanea.
"JESUS 3.0­" è il tema dell’edizi­one 2016 dell’osserva­torio sull'Arte conte­mporanea nazionale e ­internazionale "Adrenalina Art Projec­t".  In mostra una selez­ione delle opere che ­hanno partecipato al ­Premio Adrenalina di ­quest’anno.
­
Inoltre,  saranno eccez­ionalmente presentate­ anche due grafiche inedite ­del 1937, raffiguranti­ immagini sacre del m­aestro futurista dell­’aeropittura Tullio C­rali, autore, tra l’altro­, dell’opera in coper­tina della mostra “Th­e Italian Futurism 19­09-1944″, svolta al "Gu­ggenheim Museum" di Ne­w York.
Ferdy Colloca, curatore della mostra, ha dichiarato:  "le opere di Crali ra­ccontano come il Futu­rismo, la cui religio­ne era stata per anni­ quella del progresso­ e della macchina, si­ accorse di essersi s­pinto al di là dei co­nfini del tempo e del­la materia, là dove s­olo lo spirito può al­eggiare in chiaro, ed­ ecco un racconto sim­biotico con le opere ­contemporanee di JESUS 3.0­…e se anche l’arte co­ntemporanea oggi sia ­alla ricerca del “ROB­OANTE” senza accorger­si di essere andata O­LTRE? Questo uno dei ­tanti quesiti che ci ­regala la mostra".
­
­
Il 23 Dicembre alle o­re 19, come evento collate­rale, all’interno del­la stessa location, si esibirà il coro po­lifonico Santa Monica­, diretto dal M° Marce­llo Cangialosi, con un repertorio cos­tituito da pezzi di m­usica sacra e brani n­atalizi.
­
Organizzata dall’asso­ciazione culturale "Adrenalina­" e promossa da ­Roma Capitale, Assess­orato alla Crescita c­ulturale, in collaborazione c­on Zètema Progetto Cultu­ra, la mostra collettiv­a vedrà la partecipaz­ione di artisti nazio­nali e internazionali­, da quest’anno inser­iti nell’Agenda Cultu­ra edizione 2017, tra­ cui Marjan Fahimi, T­ommaso Pensa, Kristin­a Milakovic, Antonio ­Ciarallo, Sara Lovari­, Micaela Barbarossa,­ Angelo Cortese, Maur­izio Gabbana, Hum-Art­ Hermine+ Michael Sar­delic, Evita Andujar,­ Matteo Tomaselli, Ca­rmen Carriero, Antoni­o Delluzio, Luciano F­rancinetti, Gala Čaki­ per le arti pittoric­he e fotografiche-Gia­nni Colangelo Mad, Ma­rco Cavalieri, Salvat­ore Cammilleri  ­per la scultura- Anna­rita Borrelli, Daniel­a Cecchini, Gabriele ­Marconi e Marco Dalis­simo per la poesia,  ­prosa ed arti letterarie - Milica Raicev­ic, Nicola Fornoni, G­iovanna Lacedra e Edu­ardo Herrera per la v­ideo/art performance.­
La Giuria è composta dall'a­rtista e curatore del progetto­ Ferdy Colloca, da Carla Cace, Giov­anna Mulas, Barbara P­icci, Federico Bonesi­, Joan Ribas, Alessan­dro Bedetti, Roberto ­Libera e Melina Caval­laro.
­
Il ­Premio "ADRENALINA" Art­ Project è un concorso bienna­le rivolto a tutti (c­on edizioni speciali)­ e  finalizzato alla pro­mozione degli artisti­ e dell’arte contempo­ranea in tutte le sue­ forme e alla valoriz­zazione del legame tr­a arte, società, soli­darietà, turismo ed i­mpresa.
Il Premio si ­articola in 4 aree cr­eative e 3 categorie ­per ogni area. Questa­ edizione viene considerata straordinaria, vista la concomitanza con il Giubileo della Misericordia, che ha caratteriz­zato la città di Roma­.
Inaugurazione­ 20 dicembre dalle or­e 18 alle ore 22
Aperture­:­
dal 21 al 23 dicembre­ dalle ore 11 alle or­e 20
Il 24 dicembre dalle ­ore 9 alle ore 12.30
il 25 e il 26 dicembr­e dalle ore 16 alle o­re 21
il 27 dicembre ­ ­dalle ore 11 alle ore­ 20

E’ la mostra con cui Scicli ha salutato il 2016 aprendosi alle future prospettive che il nuovo anno porterà e che per la città stessa segnano una svolta. “Ilde. Dal bianco”, la monografica di Ilde Barone, continua a sorprendere i visitatori della galleria Quam dove è allestita la mostra della giovane artista siciliana sempre più apprezzata. La mostra, inaugurata lo scorso 17 dicembre, con presentazione critica in catalogo di Vittorio Sgarbi, ha già riscosso grandi apprezzamenti di pubblico e critica come testimonia il “quasi tutto venduto” riscontrato nelle prime giornate.

Ilde Barone ha tra l’altro firmato in questi giorni una nuova tiratura di grafica, dal titolo “Dal bianco”, edita da Tecnica Mista e realizzata proprio in occasione della mostra. Venti di queste copie sono state pastellate a mano dall’artista, destinate dunque ai fortunati che le acquisteranno durante il periodo della mostra.

Alle Quam è un percorso di cinquanta opere, realizzate negli ultimi due anni, ad accompagnare i visitatori in quattro diverse fasi: quella dei soggetti femminili illuminati da una luce intensa intitolata appunto “Dal bianco”, quella dei nudi, due dei quali sono tele di quasi due metri di altezza, quella in cui la pittura bianca colpisce i frammenti di figura ed infine quella dedicata agli studi su carta dell’artista che precedono la realizzazione vera e propria delle opere e che permettono al pubblico di addentrarsi ancora con più incisività nel lavoro, e se possibile anche nella fantasia, dell’artista. La materia, la figura umana e il colore diventano oggetto di una ricerca pittorica precisa e attenta che ha caratterizzato l’intera carriera artistica di Ilde Barone, a cui si aggiunge una particolare analisi per la luce, che ne emerge quasi intrappolata in cristalli brillanti, vibranti di vita propria. Un lavoro intenso, che parte da un’intima immersione, come scrive Vittorio Sgarbi nella presentazione critica e come emerge dai testi di Antonio Sarnari, Andrea Guastella, Paolo Nifosì, contenuti nel catalogo disponibile in galleria.

La mostra “Ilde. Dal bianco” alle Quam di Scicli sarà visitabile, ad ingresso gratuito, fino al 29 gennaio. Orari da martedì a sabato 10.00-13.00 / 16.00-20.00, domenica e festivi 17.00-20.00.

Un meticoloso lavoro di restauro durato circa un anno ha interessato l’Album Horne che conserva 48 disegni di Giambattista Tiepolo (Venezia 1696-Madrid 1770), grazie a due fondazioni americane molto attive in Italia Friends of Florence e Save Venice. Una selezione di 26 fogli sarà esposta al pubblico dal prossimo 8 novembre 2016 e fino al 19 febbraio 2017 in una mostra allestita presso il Museo Horne e realizzata con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze.

 

L’intervento di restauro è stato dunque reso possibile da una partnership tutta americana: la fondazione Friends of Florence e Save Venice, in occasione del 50° anniversario dell’alluvione del 1966 hanno sostenuto il progetto per porre l’attenzione sull’importanza di salvaguardare il patrimonio dalle calamità naturali che sempre più si abbattono in Italia.

 

La collaborazione che ha un alto valore simbolico proprio nell’anno in cui si celebra il ricordo della catastrofe che duramente colpì cinquant’anni fa non soltanto Firenze, ma anche Venezia, testimonia la necessità di lavorare alacremente per la tutela della cultura e dell’arte italiana.

 

Con l’alluvione del 1966 fa il mondo rispose alla catastrofe con una solidarietà sconfinata: tantissime persone, fra le quali anche tanti americani e molte organizzazioni si mobilitarono per salvare i numerosi tesori coperti dal fango. Oggi Friends of Florence e Save Venice sono insieme a sostegno della cultura italiana con un progetto che abbraccia entrambe le città: accanto al restauro dell’album composto da 48 disegni di Giambattista Tiepolo al Museo Horne, Friends of Florence e Save Venice hanno collaborato insieme anche al recupero di uno dei più importanti dipinti del primo Trecento, “La Vergine in trono con Bambino e angeli” eseguito dal Maestro di Badia a Isola (attivo fra il 1290 e il 1320), contemporaneo di Duccio da Buoninsegna, conservato nella Galleria di Palazzo Cini, presentato nel mese di settembre a Venezia.

 

La partnership fra Save Venice e Friends of Florence, è nata per celebrare il 50° anniversario del disastro naturale che stimolò una consapevolezza internazionale sul tema della conservazione del patrimonio culturale italiano. Le alluvioni di novembre 1966 nel nord e nel centro Italia, segnarono un punto di svolta nel riconoscimento internazionale dell’importanza di preservare l’arte e l’architettura dal rischio di estinzione. Nei decenni successivi, Save Venice e Friends of Florence, hanno avuto un impatto significativo sulla tutela dell’arte e della cultura in Italia, aprendo la strada a nuovi metodi di conservazione e sviluppando importanti modelli di filantropia privata. Così dopo cinquant’anni il gesto delle due fondazioni americane molto attive in Italia vuole essere prima di tutto un gesto di cura per l’Italia e per il suo patrimonio. 

 

“La nostra collaborazione è un gesto di rispetto verso l’Italia e verso il suo patrimonio così importante. Siamo stati felici di aver potuto collaborare al restauro dei disegni di Giambattista Tiepolo conservati al Museo Horne: ringraziamo per questo la Direttrice Dott.ssa Elisabetta Nardinocchi e i restauratori Yoshiko Kondo, Maurizio Michelozzi e Chiara Rigacci per il lavoro svolto. – sottolineano insieme Simonetta Brandolini d’Adda Presidente di Friends of Florence e Richard Almeida Presidente di Save Venice. - Il progetto è stata un’occasione per non dimenticare, per restare ancora vigili in un mondo sempre più precario per le opere d’arte: desideriamo che nostra collaborazione non sia soltanto utile a salvare un’opera d’arte ma sia importante anche per lanciare un messaggio di unità e rispetto. Questi capolavori non rappresentano solo la nostra anima e la nostra identità, ma costituiscono la base della cultura occidentale e come tali devono essere custoditi e conservati per sempre”.

 

Sono in tutto 48 i disegni realizzati da Giambattista Tiepolo fra il 1740 e il 1760 che Herbert P. Horne (Londra 1864-Firenze 1916) acquistò presso Parson and Sons a Londra nel 1903 per 21 sterline e che ancora oggi sono conservati presso il Museo Horne di Firenze. Molto probabilmente l’album fa parte di un gruppo di nove volumi raccolti dal collezionista inglese Edward Cheney nella metà del XIX secolo, venduti all’asta presso Sotheby’s nel 1885. Due dei nove album sono oggi conservati al Victoria and Albert Museum di Londra e uno alla Pierpont Morgan Library di New York. Insieme all’album del Museo Horne, formano una delle più importanti testimonianze dell’arte grafica di Tiepolo. L’intervento di restauro che è stato preceduto da una campagna fotografica e diagnostica, ha la finalità di ripristinare nuovamente l’Album Horne riportandolo alle condizioni in cui si trovava nel momento in cui fu acquistato dal collezionista inglese, assicurandone così la valorizzazione e, soprattutto, la sua conservazione nel tempo.

 

A cura di Elisabetta Nardinocchi e Matilde Casati, la mostra è stata realizzata con il contributo della Fondazione Ente Cassa di Risparmio di Firenze, che da anni sostiene le iniziative culturali del Museo Horne. Una selezione di 26 disegni di Giambattista Tiepolo dall’Album Horne, sarà visibile al pubblico presso il Museo dall’8 novembre 2016 al 19 febbraio 2017.

 

 

La mostra nasce dall’opportunità scaturita nella prima delle due fasi di restauro previste: lo smontaggio del volume e il pieno recupero delle pagine di supporto e dei singoli disegni, che presentavano rilevanti deformazioni superficiali. Proprio questo intervento di recupero ha infatti offerto la possibilità di esporre alcune opere in una mostra a essi dedicata.

 

“Sono disegni – scrive Antonio Paolucci, Presidente della Fondazione Horne – fatti di niente, penna acqua tinta e il bianco del foglio che sembra intiepidirci come carne viva a contatto con immagini veloci subitanee che sembrano sfiilare davanti ai nostri occhi come nuvole contro il sole.”

 

Al termine le opere saranno ricomposte nell’album: quarantasette disegni saranno infatti ricollocati sulle pagine interne, eccetto l’Apoteosi di Ercole che sarà montato in passepartout per motivi conservativi, dato che storicamente si trovava piegato nel volume.

 

“Ancora una volta la Fondazione Horne è impegnata nella conservazione del suo straordinario patrimonio artistico e dedicata alla sua valorizzazione e fruizione. L’iniziativa si colloca – ricorda la Direttrice Elisabetta Nardinocchi – nell’ambito delle celebrazioni per il primo Centenario della Fondazione Horne e nasce dalla sinergia tra la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze e due importanti istituzioni americane che operano da tempo con sensibilità nel nostro paese, Friends of Florence e Save Venice” .

 

La mostra si inserisce nel programma di celebrazioni per il primo Centenario della Fondazione Horne che inizieranno proprio da questo evento: ‘’Siamo particolarmente lieti – dichiara Umberto Tombari, Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze - di trovarci assieme a due partner d’eccezione per una mostra che apre le iniziative per ricordare i 100 anni dalla nascita della Fondazione Horne (1917). La nostra Istituzione è sempre molto vicina a questo piccolo ‘grande’ museo, un grande segno di amore di Herbert Horne per una città che è ancora ‘patrimonio dell’Umanità’’.

 

La mostra di disegni di Giambattista Tiepolo nasce dall’opportunità offerta dalla prima delle due fasi di restauro previste, ossia lo smontaggio del volume e il pieno recupero delle pagine di supporto e dei singoli disegni, che presentavano rilevanti deformazioni superficiali. A conclusione dell’esposizione, le operazioni si concentreranno sul riassemblaggio dell’Album con il reinserimento dei fogli: quarantasette disegni saranno ricollocati sulle pagine interne, eccetto l’Apoteosi di Ercole che sarà montato in passepartout per motivi conservativi, dato che storicamente si trovava piegato nel volume. I fogli, i frammenti e le pagine tagliate verranno ricomposti come erano in origine e i fascicoli saranno cuciti su nuovi supporti. Infine il corpo del libro verrà riunito alla coperta originale, in pelle di vitello marrone maculato, e restaurata la custodia ottocentesca in cui l’Album è giunto a noi. Ogni scelta è stata compiuta tenendo conto dei risultati emersi da accurate indagini preliminari circa le condizioni del volume e dei disegni, e in base ad una specifica campagna diagnostico-fotografica. L’intervento riporterà l’Album Horne ad assumere nuovamente lo stato nel quale era stato acquistato dal nostro raffi nato collezionista inglese, assicurandone così la valorizzazione e, soprattutto, la sua conservazione nel tempo.

 

 

Pittore tra i più noti e affermati del Settecento, Giambattista Tiepolo (Venezia 1696-Madrid 1770),si distinse particolarmente per i suoi monumentali e scenografi ci cicli decorativi in palazzi e ville nobiliari, tra Udine, Venezia, Vicenza, Milano, Würzburg e Madrid. Il corpus grafi co, che ne documenta l’incessante attività artistica, trova nell’Album Horne una straordinaria testimonianza all’interno del panorama collezionistico italiano. Il suo restauro, oltre ad assicurarne la conservazione nel tempo, offre l’eccezionale occasione di mostrare una selezione di ventisei disegni provvisoriamente smontati dal loro supporto storico.

 

 

Herbert P. Horne (Londra 1864-Firenze 1916) acquistò l'Album presso l’antiquario londinese Parsons & Sons nel 1903 per la somma di 21 sterline. Il volume raccoglie in tutto quarantotto disegni, alcuni dei quali su carta filigranata, variamente databili ma per lo più riconducibili al quarto-quinto decennio del Settecento. Si tratta di figurazioni allegoriche e mitologiche, scene ispirate alla storia antica, e scherzi di fantasia, quasi tutte opere a inchiostro steso dall’artista su tracce a matita nera con pennellate fluide e di diversa concentrazione, così da ottenere mirabili effetti chiaroscurali. Nei disegni dell’Album Horne si coglie l’instancabile ricerca di invenzioni grafiche in un proliferare di temi e soluzioni compositive, frutto del genio creativo del maestro, a documentare sia la sua straordinaria abilità, sia la sua necessità a ricorrere ad un vasto repertorio di pensieri e idee da cui attingere per poter rispondere prontamente a commissioni sempre più continue e incalzanti.

 

 

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