Due giovani eritrei morti a Lampedusa “ritrovati” nel cimitero di Castellammare, dalla moglie e dalla sorella

«Le lacrime, il dolore, la gratitudine espressa con un abbraccio da una moglie e da una sorella, oltre ad emozionarmi profondamente, mi hanno confermato che il gesto di solidarietà di Castellammare serve anche per chi è vivo. Quando abbiamo deciso di offrire una degna sepoltura a 30 nostri sfortunati fratelli morti a Lampedusa abbiamo sperato che non rimanessero numeri. E’ stato  un momento indescrivibile incontrare queste due donne che hanno trovato il luogo dove riposano il marito ed il fratello».

Lo afferma il sindaco Nicolò Coppola, che non nasconde la sua emozione dopo aver incontrato la moglie e la sorella di due giovani eritrei, vittime del naufragio di Lampedusa, sepolti nel cimitero di Castellammare del Golfo dove, l’anno scorso, hanno trovato riposo trenta di loro, la maggior parte di nazionalità eritrea. Tsegay, 28 anni, e Amanuel, 25 anni, hanno adesso una lapide con il loro volto e nome al cimitero di Castellammare.

Per l’anniversario della tragedia, il sindaco Nicolò Coppola, venerdì 3 ottobre 2014, alle ore 12, ha previsto una cerimonia di commemorazione al cimitero comunale, alla quale invita la cittadinanza a partecipare.

«Ricorderemo tutti i nostri fratelli morti, ed in particolare i due giovani eritrei che grazie alla moglie ed alla sorella, non sono più dei numeri. Per loro abbiamo realizzato due lapidi con una croce nel campo comune. Seguirà un momento di preghiera con il sacerdote Michele Crociata che cura una scuola di alfabetizzazione per gli immigrati, perchè i parenti ci hanno precisato che erano cattolici -spiega il sindaco Nicolò Coppola- . Invito i cittadini al ricordo, ad essere presenti alla cerimonia e magari anche a donare un pensiero o un fiore a chi non ha nessuno qui. Inoltre invito tutti a spendersi con gesti di accoglienza concreti o, per chi non può, donando anche un semplice sorriso o una stretta di mano a chi stiamo ospitando a Castellammare, che per cultura è un paese di grande accoglienza».

Nel campo comune che ha accolto le salme delle vittime di Lampedusa, lo scorso anno l’amministrazione comunale ha posto anche una scultura in arenaria, donata dall'artista britannico Mike Power.

 

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