Evoluzionismo: dubbi e obiezioni

Marco Respinti è uno studioso decisamente eclettico. Appassionato di storia e di cultura politica degli Stati Uniti, ha, fra i suoi meriti, quello di aver contribuito a divulgarne il pensiero conservatore al di qua dell’oceano. Il suo nome è inoltre ben noto agli amanti della letteratura fantasy e, in particolare di Tolkien: è sostanzialmente a lui che si deve la revisione della traduzione italiana de Il Silmarillion.

 Meno nota è la sua attività di divulgatore scientifico «controcorrente», che già si era concretizzata nell’agile Processo a Darwin (Piemme, 2007), «un’inchiesta a tutto campo sul darwinismo» così si presentava il volume, «per smascherare incongruenze, falsità e luoghi comuni».

 Il giornalista milanese ha da poche settimane consegnato alle stampe un altro volume sullo stesso argomento. Si tratta di Evoluzionismo. Dubbi e obiezioni (I.d.A., Istituto di Apologetica, 2016) ospitato nella collana «I Quaderni del Timone».

 Coloratissimo e accattivante, le sue 64 pagine costituiscono un altro bell’esempio di giornalismo «investigativo»: nel mirino non c’è tanto questa o quella teoria evolutiva  del passato biologico delle specie viventi (in auge nel secolo XXI ce ne sono almeno due, come ricorda Respinti: il neo-darwinismo classico e la teoria dell’equilibrio punteggiato, e ognuna delle due oppone all’altra obiezioni tutt’ora insuperate), quanto l’ottica scientista di chi presenta come indubitabilmente vera un’interpretazione dei dati paleo-biologici che non rientra nell’ambito della scienza galileiana, in quanto i suoi assunti non sono riproducibili né falsificabili.

 Dopo aver ricordato i paletti d’indagine che la scienza moderna si è autoimposta, Respinti descrive i capisaldi del darwinismo classico e le correzioni cui la teoria fu sottoposta alla luce delle scoperte della genetica; il mito dell’origine spontanea della vita; i problemi irrisolti offerti dalla paleontologia; l’eccezionalità dell’Homo sapiens.

 Le conclusioni dell’autore sono abbondantemente sovrapponibili a quelle del celebre filosofo della scienza Karl Popper secondo il quale «né Darwin, né qualsiasi darwinista hanno finora fornito un’effettiva spiegazione casuale, una spiegazione scientifica, cioè, dell’evoluzione di adattamento di un solo organismo o organo». Popper spiegava così le ragioni del perdurante successo del darwinismo nonostante le sue lacune: «È una teoria metafisica […], la prima teoria non teistisca convincente».

 

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